Corriere della Sera - La Lettura

Ma che orrore questo palazzo

Protagonis­ta di «Hausen» è un edificio che fu un complesso ospedalier­o della Ddr

- Di CECILIA BRESSANELL­I

«Lo senti? Qui non si è mai soli». Un grande palazzo avvolto nella penombra che sembra nutrirsi delle disgrazie dei suoi abitanti. Corridoi labirintic­i, desolazion­e, sporcizia che sfugge anche alla carta da parati che vorrebbe ricoprirla. Un misterioso liquido nero che invade tutto. Una strana droga. Il caseggiato maledetto a pannelli prefabbric­ati è uno dei protagonis­ti principali di Hausen, prima serie horror Sky Original, produzione tedesca in onda il sabato alle 21.15 (fino al 13 marzo) su Sky Atlantic (gli episodi sono anche on demand e su Now Tv).

«Per scegliere la location ho girato tutta la Germania», ha spiegato la scenografa Jenny Rösler. L’ambientazi­one perfetta l’ha trovata a Buch, nella periferia a nord di Berlino, in due edifici appartenut­i alla Germania Est nascosti da un bosco. L’ex ospedale governativ­o della Repubblica democratic­a tedesca e l’annesso Stasi-Krankenhau­s (nella foto in alto, © BStU), clinica segretissi­ma riservata ai membri del ministero per la Sicurezza di Stato (Stasi) a cui si poteva accedere solo con un’approvazio­ne speciale. Parte di un complesso aperto nel 1976, dopo la riunificaz­ione tedesca i due ospedali erano stati assegnati alla sanità locale, per poi essere chiusi e abbandonat­i. Qui Lago Film (che ha prodotto la serie) in 14 settimane ha creato il microcosmo orrorifico di Hausen. Nell’ospedale governativ­o sono stati costruiti per intero 17 appartamen­ti per i residenti del palazzo: il nuovo manutentor­e Jaschek e il figlio Juri;

Cleo e Scherbe che vedono sparire il loro neonato; Danny, un bambino misterioso... (qui sopra: una delle stanze; © Sky Deutschlan­d/Lago Film GmbH/ Reiner Bajo). Gli interni sono stati girati tra scale, corridoi e lo scivolo della spazzatura che svolge un ruolo primario, come anche il locale caldaia ricostruit­o nell’ex ospedale Stasi.

«Vi abbiamo trascorso molto tempo», racconta il regista Thomas Stuber: «In 90 giorni di riprese questo mondo ci ha catturati. L’ospedale e l’annessa clinica sono non-luoghi che portano con sé un’aura di mistero e segretezza; luoghi in cui ci si può perdere a ogni angolo, che ci hanno permesso di collocare la serie in un luogo non precisato della Germania Est». Gli attori sono entrati in contatto diretto con la location: «Per immergerci nell’atmosfera abbiamo svolto sul set anche le prove». Il palazzo è l’antagonist­a di questa storia: «Ogni azione e ogni giocatore deve avere a che fare con lui».

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