Corriere della Sera - La Lettura
Non dimenticato ma poco ricordato L’altro ingegnere si lamenta in prosa
Tornano i frammenti di Leonardo Sinisgalli
Non si può dire che Leonardo Sinisgalli, l’ingegnere-poeta caro a Ungaretti, sia «dimenticato», figurando le sue poesie e i suoi racconti nel catalogo degli Oscar Mondadori; «poco ricordato» è forse termine più adatto a questo alieno, prima che irregolare, delle nostre lettere. Status che rende anche più godibile la lettura di Calcoli
e fandonie, raccolta di frammenti in libreria per Hacca a cinquant’anni dalla prima uscita.
Queste prose brevissime hanno l’aria di echi da un altro mondo, captati per caso da un radiotelescopio, che ci parlano di antimateria, eventi tra veglia e sonno, meriti della civiltà delle macchine e segni ineffabili. Ci ritroviamo, però, tra umani, quando Sinisgalli, che di certo riteneva di meritare più attenzioni, asserisce che «il nitrito del vincitore è più raccapricciante del lamento della vittima» e che «sono stupide le macchinazioni necessarie alla vanità per allestire i suoi trionfi nei salotti, nei ninfei, sui terrazzi».
La morale, in ultimo, è che il poeta non è più il vanto della tribù, ma Sinisgalli ha la forza di nobilitarla: avviene quando afferma che il suo stesso libro sarebbe inutile se la povertà e la monotonia dei gemiti non esprimessero un sacro terrore, ed è proprio con tal gesto di resa che paradossalmente si consacra come grande poeta.