Corriere della Sera - La Lettura
421, marzo 1821, 1871 La storia è passata da qui
È la mitologica data di fondazione, 1.600 anni
fa, di un insediamento urbano che non ha una data di fondazione, né in realtà un evento fondativo, dal momento che la sua crescita — dice la storica Élisabeth Crouzet-Pavan — si è realizzata nel bacino delle lagune a partire da molteplici nuclei di popolamento. Docente di Storia medievale a Parigi, esperta di vicende lagunari alle quali ha dedicato libri fondamentali, Crouzet-Pavan ricostruisce l’origine di questa invenzione, di cui rintraccia l’intera fabbricazione a partire da una cronaca che risale alla fine del XII secolo, tira in ballo le invasioni germaniche e identifica un gruppo di notabili di Padova incaricati di approntare un rifugio. Viene scelto Rialto e viene indicato un giorno fortemente simbolico perché celebra la nascita di Adamo e l’Annunciazione
«Il 25 marzo Venezia si prepara a celebrare i suoi 1.600 anni di vita (421-2021): ma purtroppo è una fake news medievale. Di fatto, questa città non è mai stata fondata e la sua crescita si è realizzata nel bacino delle lagune a partire da molteplici nuclei di popolamento. Non è un caso isolato. Spesso il mito della nascita ha bisogno di un evento o di un eroe illustre...»: Élisabeth Crouzet-Pavan è una tra le più importanti studiose delle vicende storiche di Venezia, alla quale ha dedicato diversi lavori. Professoressa di Storia medievale all’Università Paris-Sorbonne, l’autrice francese pubblicherà in autunno un libro per l’editore Belin che, partendo proprio dal mito della fondazione, ripercorre la storia della città lagunare fino ai nostri giorni. Con suo marito Denis Crouzet, anche lui docente alla Sorbonne e grande esperto delle guerre di religione nel Rinascimento, trascorre ormai da tanti anni l’estate al Lido. Testimonianza di un grande amore per Venezia e la sua storia.
Professoressa Crouzet-Pavan, il sindaco Luigi Brugnaro ha nominato un comitato formato da rappresentanti del mondo della cultura e dell’imprenditoria per organizzare fino a marzo 2022 un calendario di manifestazioni. Che cosa bisogna pensare di questo anniversario?
«Mi pare tutto molto chiaro. Venezia non è soltanto una città-museo, è diventata uno dei luoghi più frequentati del turismo mondiale. Da alcuni decenni, ha sempre cercato di posizionarsi in modo da conquistare porzioni supplementari del mercato turistico globalizzato. Tutte le manifestazioni legate alle Biennali, e persino il rilancio del Carnevale, rientrano all’interno di questa logica. Penso anche alla festa del Redentore che, ogni terza domenica di luglio, commemora la fine della grande epidemia di peste del 1575-1576: il bombardamento pubblicitario attira pure i non-veneziani, che si affollano in barche sempre più grandi per assistere, dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca, allo spettacolo dei fuochi d’artificio. Il turismo è quasi diventato una monoattività. Ma adesso la crisi sanitaria ha contribuito a conferire una nuova urgenza a questo progetto di anniversario. Venezia, disertata dai turisti, soffre gravemente da mesi. Così, vivificando i flussi di visitatori, si spera di far rinascere economicamente e simbolicamente la città».
Ma come è venuta fuori questa data del 25 marzo 421?
«Si tratta di un’invenzione medievale, di cui si può rintracciare l’intera fabbricazione. Una cronaca, che risale alla fine del XII secolo, è la prima a evocare in modo molto rapido l’evento fondativo. Quindi le grandi cronache della fine del secolo seguente trapiantano questa favola all’interno della loro narrazione sulle origini. In seguito, il doge Andrea Dandolo (in carica dal 1343 al 1354), che redige una cronaca destinata a diventare un vero monumento della storia veneziana, offre a questo mito la sua pienezza di senso. Secondo il doge, mentre le invasioni dei popoli germanici si susseguono nel Nord Italia con molte devastazioni, i notabili e il popolo di Padova decidono di approntare un rifugio nelle lagune vicine. Tre consoli partono allora per eseguire questa missione e scelgono, il 25 marzo 421, il sito di Rialto (Rivus altus) per costruirci la futura città, quella di Rialto-Venezia. I lavori sarebbero iniziati subito dopo, assieme alla costruzione della chiesa di San Giacomo di Rialto. Venezia nascerebbe dunque il 25 marzo 421».
E perché proprio il 421?
«Non è possibile fornire alcun elemento per rispondere a questa domanda. Mentre questa leggenda appare, il racconto sulle origini di Venezia, che si è già ampiamente sedimentato, ha stabilito che sarebbe stata l’invasione di Attila a provocare la fuga nelle lagune, a
causa della distruzione delle città sulla terraferma. Ora, le incursioni degli Unni in Italia risalgono alla metà del V secolo. La fondazione sarebbe dunque avvenuta tre decenni prima della spedizione di Attila nella penisola. È più facile, invece, comprendere perché viene scelto il 25 marzo: si tratta della data dell’Annunciazione e dunque dell’Incarnazione e della data che era ugualmente indicata per la creazione del primo uomo (Adamo)».
Questa leggenda non è stata mai messa in discussione?
«Si tratta di una favola duratura, a tal punto che il testo del presunto decreto è stato addirittura fabbricato e poi copiato e ricopiato. Se ne conservano diverse versioni manoscritte e, dunque, altri falsi sono venuti, in qualche modo, a rafforzare la leggenda principale. Negli ultimi decenni del XV secolo, Marin Sanudo, all’inizio della sua storia di Venezia, non contento di citare questo “decreto” e il nome dei consoli fondatori, inserisce anche la carta del cielo astrologico del 25 marzo 421, il giorno in cui Venezia sarebbe nata. Certo, alla fine del XV secolo, alcune voci iniziano a mettere in discussione questa versione. Ma le critiche emerse nei milieux umanisti non impediscono alla leggenda di essere ripresa. Gli storici della chiesa di San Giacomo di Rialto tengono perciò immutabilmente, durante gli ultimi secoli della Repubblica, questa data del 421 come quella della fondazione della chiesa. Basta un esempio a confermare la fortuna di questo mito: John Ruskin, che dedica una parte importante della sua opera all’architettura di Venezia, alle “pietre di Venezia”, scrive nel Riposo di
San Marco (1877) che la prima pietra di Venezia venne posata il giorno in cui il primo uomo, Adamo, venne creato da Dio e lo stesso giorno dell’annuncio alla Vergine tramite l’angelo Gabriele».
Questo anniversario venne celebrato nel corso della storia di Venezia?
«Si conserva un discorso del notaio e cancelliere di Creta, Lorenzo de Monacis, indirizzato nel 1421 al doge Mocenigo in occasione dei presunti mille anni di Venezia e in gran parte riutilizzato dall’autore nella sua importante cronaca dedicata alla città lagunare. Ma, ad eccezione di questo discorso — che utilizza il pretesto dei mille anni per proporre un elogio di Venezia, la città che nasce libera e che resta tale nel corso dei secoli — nessuna fonte dell’epoca fa allusione a manifestazioni ufficiali oppure a feste organizzate in quello stesso anno».
Come si può spiegare questa leggenda e il suo successo nel tempo?
«Tutte le città hanno desiderato, sul modello romano, dotarsi di un eroe fondatore o, almeno, di un’origine illustre. In effetti, la storia delle origini è sempre oggetto di un lavoro che inizia spesso con i resoconti agiografici dedicati al santo patrono e che prosegue grazie ad arricchimenti successivi».
Venezia non è dunque diversa da altre città italiane?
«Da alcuni punti di vista, no. A partire da una genealogia di testi, si forma un resoconto delle origini che viene ripreso nel Medioevo a Venezia e fuori Venezia. Le distruzioni di Attila (una leggenda che attribuisce a Venezia, seguendo il modello romano di altre città italiane, le sue nobili origini troiane), l’invasione longobarda e l’invenzione del 421 appena evocata concorrono a spiegare la nascita della città lagunare. Ma c’è ancora un altro episodio primordiale: il sogno di San Marco».
Che cosa avrebbe sognato San Marco?
«Dopo avere lasciato Aquileia per raggiungere Roma, durante una lunga sosta nella laguna, Marco sogna che questo sarebbe diventato il luogo ideale del suo eterno riposo. L’angelo di Dio, scrive Andrea Dandolo nella sua cronaca, appare all’evangelista e gli annuncia che il suo corpo riposerà nel luogo chiamato Rialto, nel sito in cui una città sarebbe stata costruita. Il sogno di San Marco dice, in modo ancora più esplicito, ciò che diceva l’invenzione del 421: Rialto-Venezia è una città eletta, predestinata, voluta da Dio. E qui risiede la sua profonda originalità rispetto alle altre città italiane: anche se alcuni elementi della “leggenda” medievale sono stati, ovviamente, abbandonati in epoca moderna, il tema secondo cui Venezia è una città amata da Dio rimane nell’autobiografia che Venezia scrive di sé stessa. Così, alla fine del XVII secolo, un cerimoniere della basilica di San Marco annota che Venezia sarebbe nata dal mare nel 421, il giorno dell’annuncio alla Vergine della sua maternità divina, perché Dio, cercando una sposa per il suo unico figlio, aveva deciso che questa sposa — Venezia — sarebbe stata verginalmente concepita lo stesso giorno di suo figlio».
Come ha fatto a resistere per tanti secoli questa leggenda?
«Molti veneziani ancora oggi sono convinti che la chiesa di San Giacomo (San Giacometto, come la chiamano) sia la più antica della città. In ogni caso, gli usi della storia sono inseparabili da una fascinazione per il falso».