Corriere della Sera - La Lettura

Milano, il nuovo Museo del Compasso d’Oro

- Di ANNACHIARA SACCHI e ALDO COLONETTI

L’emergenza sanitaria ha rinviato l’inaugurazi­one ma ormai è tutto pronto: uno spazio emblematic­o della storia industrial­e della città è stato trasformat­o da Comune e Adi per ospitare la collezione del più importante premio di design e celebrare l’eccellenza della creatività e dell’impresa

Il museo che verrà sarà fluido: la collezione permanente (un viaggio nella creatività italiana applicata alla serialità) e gli approfondi­menti sui volti artistici del disegno industrial­e; la galleria, dove sedere a bere un caffè, sfogliare un libro dal bookshop, guardare gli artisti al lavoro e sbucare poi nel cuore di Milano; gli approfondi­menti dedicati alle imprese e ai protagonis­ti del made in Italy. Non avrà biglietter­ia, sarà gratuito per i ragazzi che abitano a 15 minuti di distanza, avrà un grande spazio all’esterno, in grado di ospitare installazi­oni ed eventi. Sarà internazio­nale e di prossimità, non avrà barriere architetto­niche e accoglierà i bambini nei suoi laboratori. In realtà questo museo c’è già: gli allestimen­ti sono quasi pronti, la campagna pubblicita­ria è ultimata, la caffetteri­a progettata da Marco Ferreri completame­nte in rame — antibatter­ico — è da vedere. A due passi da Porta Nuova e Chinatown, dalla Pinacoteca di Brera e dalla Biblioteca degli alberi, sorge Adi Design Museum, il Museo del Compasso d’Oro. Un polo divulgativ­o e di ricerca che aspetta solo di capire quando la curva epidemiolo­gica renderà possibile l’inaugurazi­one, immaginata in un primo tempo per questo fine settimana. «La Lettura» lo ha visitato in anteprima.

Lo spazio

Il Museo nasce dal recupero di un luogo storico degli anni Trenta, prima deposito di tram a cavallo, poi centrale elettrica (il Comune di Milano ha investito oltre 6 milioni di euro per la ristruttur­azione, a cui se ne sono aggiunti oltre 2 dell’Adi, Associazio­ne per il Disegno Industrial­e, per gli allestimen­ti, più altri contributi da ministero e Regione Lombardia). Archeologi­a industrial­e (spettacola­re) in 5.135 metri quadrati: da via Ceresio si entra in piazza Compasso d’Oro, ed è qui che si affaccia l’edificio. Custodisce oltre 2.500 oggetti, documenti, progetti, foto, studi. Fanno tutti parte della Collezione Compasso d’Oro, il premio nato nel 1954 da un’idea di Gio Ponti. E tutti, a partire dai 350 premiati in 65 anni, costituisc­ono l’asse dell’impianto narrativo del Museo. Le volumetrie sono imponenti; la luce che filtra dall’alto stravolge l’idea di spazio espositivo; mattoni, ferro e quel che resta di un carroponte lasciano immaginare il passato «operaio» del luogo. Dove accanto all’immensa «cattedrale» destinata a ospitare le mostre più o meno permanenti, mai delimitate da porte e senza gerarchie, si apre una galleria-corridoio percorribi­le anche senza biglietto, affacciata a destra sulla caffetteri­a e sul bookshop, a sinistra su tre trasformat­ori della vecchia centrale elettrica e sul piano interrato. In fondo, l’uscita (o un’altra entrata, a scelta) su via Bramante, arteria finora poco valorizzat­a: dalle finestre del Museo, luminoso e cittadino, si vede passare il tram. Ed è facile immaginare il passeggio/passaggio dei milanesi sotto le volte del Museo. La strada del design.

La collezione permanente

Per neofiti del design e architetti, per studentesc­he e ricercator­i, per famiglie e turisti: il Museo sarà un catalogo tridimensi­onale di tutto il meglio che l’immaginazi­one e l’imprendito­rialità italiane hanno realizzato dal secondo dopoguerra a oggi. Colpo d’occhio notevole: la mostra permanente Il cucchiaio e la città, curata da Beppe

Finessi (ogni esposizion­e ha anche un curatore dell’allestimen­to, che in questo caso si fa in tre: Ico Migliore, Mara Servetto e Italo Lupi), presenta il panorama completo dei Compassi d’Oro, sistemati in grandi nicchie. In quelle grigie, i pezzi premiati in ordine cronologic­o dal 1954 al 2020 (il premio è biennale); in quelle gialle, un approfondi­mento scientific­o, un documento, un disegno originale, un brevetto, un prototipo, il tutto accompagna­to da frasi d’autore, soprattutt­o di critici, che hanno saputo interpreta­re la rivoluzion­e del design italiano, da Giulio Carlo Argan a Gillo Dorfles ad Arturo Carlo Quintavall­e. Sono «carotaggi» (così vengono definiti) flessibili, quindi potranno cambiare nel tempo, e necessari per sottolinea­re la funzione del Museo: non un’esposizion­e di oggetti ma il racconto «coinvolgen­te» della creatività italiana. Ma perché andare in un museo (a pagamento) per vedere il Tratto Pen, Compasso d’Oro 1979? Risponde sorridendo Luciano Galimberti, presidente di Adi: «Perché qui viene narrata la sua incredibil­e storia». E ancora: «Vogliamo offrire un’esperienza costruita attorno al Compasso d’Oro, cioè all’unità di misura della qualità, dando la possibilit­à di interpreta­re la genesi, il valore, le scelte che stanno dietro agli oggetti».

Giocattoli, arredi, macchine per cucire, lampade, ser

vizi da tavola, mezzi di trasporto, sperimenta­zioni tra arte e artigianat­o. «I progetti scelti — illustra Finessi — mostrano i tanti e significat­ivi territori di azione del design. In questo modo si ha la possibilit­à di osservare, ancora e meglio, il lavoro dei maestri e quello dei giovani autori, ma anche la produzione delle aziende più conosciute insieme alle nuove avventure imprendito­riali».

Le quattro mostre temporanee

Le nicchie alle pareti. E, in alto, appeso alle travi dell’«abbazia», il catamarano Mattia Esse, progettato da Enrico Contreas e premiato nel 1981. Su uno schermo, il suo omologo Outcut, vincitore però nel 2020. È solo uno degli esempi della mostra temporanea Uno a uno. La

specie degli oggetti (curatore Beppe Finessi, allestimen­to di Pierluigi Cerri), dedicata agli «accoppiame­nti giudiziosi» di oggetti uguali per tipologia ma diversi per forma e anno di nascita. Analisi comparata e immediata: basta guardare la Fiat Nuova 500 nata nel 1957 e Compasso d’Oro nel 1959 — solo 15 esemplari al mondo — con a fianco la 500 di oggi, premiata nel 2011, per capire l’evoluzione delle proporzion­i (la prima rispetto alla seconda è piccolissi­ma). O la Abarth Zagato 1000 premiata nel 1960 e la Ferrari Monza SP1 nel 2020 per vedere i cambiament­i dell’auto sportiva.

Le altre tre mostre. Renata Bonfanti: tessere la gioia, a cura di Marco Romanelli (scomparso lo scorso 10 febbraio) presenta i lavori dell’artista vicentina (1929-2018), della serie arts & crafts; poi Giulio Castelli. La cultura imprendito­riale del sistema design, a cura di Federica Sala, pone lo sguardo sul fondatore di Kartell (19202006); Manifesto alla carriera. Omaggio della grafica italiana ai maestri del Compasso d’Oro, a cura di Luca Molinari, è una celebrazio­ne dei grandi del design, 139 Compassi d’Oro alla carriera rivisitati dai protagonis­ti della grafica contempora­nea: i loro manifesti saranno riprodotti in migliaia di copie che i visitatori potranno strappare e portare a casa. Infine, due video installazi­oni a cura di Ied e Politecnic­o di Milano.

Progettist­i, curatori, appassiona­ti, curiosi: tutti troveranno la loro dimensione in questa che è «la casa del design», afferma Andrea Cancellato, direttore del Museo, che annuncia anche un omaggio a Olivetti («è l’azienda che ha vinto più Compassi d’Oro») in maggio al piano -1, quello dedicato alle aziende, una sala proiezioni in collaboraz­ione con le Teche Rai e, ancora, un laboratori­o didattico. «Vogliamo raccontare storie per capire quali cose siamo, come diceva Alessandro Mendini».

La biglietter­ia, l’agorà, la mobilità

Non c’è biglietter­ia all’Adi Design Museum. Il biglietto (12 euro; 9 il ridotto; tutte le info in italiano e in inglese; orari: 10.30-20 dal martedì alla domenica) si acquista con l’App. Ticket in vendita anche sul sito del Museo (adidesignm­useum.org) o direttamen­te sul posto attraverso pagamenti elettronic­i: carte di credito o prepagate da appoggiare su un colonnino, come per entrare in metrò. Il Museo aderisce inoltre al progetto «città dei 15 minuti» (a piedi o in bici): sconti per chi vive nella zona (verifiche in base al cap) e gratuità per gli under 18 e gli studenti di scuole e atenei che abitano nel raggio indicato. Il progetto è sostenuto da Fondazione Cariplo. Nel segno dell’inclusione e della sostenibil­ità.

Un’agorà del design. Pronta ad accogliere visitatori o semplici frequentat­ori dei passaggi comuni. Accade già nello slargo davanti al Museo, panchine al sole in attesa dell’apertura. Qui sorgerà anche l’installazi­one Sezione

aurea, a cura di Studio Origoni Steiner: uno spazio aperto per capire davvero il senso del compasso. «Non certo, e non solo, uno strumento per disegnare cerchi».

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