Corriere della Sera - La Lettura

Questa ragazza è una figurante ma sa liberarsi del burattinai­o

Pauline Klein e l’arte di scansarsi

- di MARCO OSTONI

Comparse che si cuciono addosso una parte. E che poi sul palco della vita s’industrian­o, più o meno convintame­nte, a recitarla, quella parte, seppure con un senso di irrisolute­zza difficile da sfuggire. È la sorte di molti uomini: marionette sulla scena dei propri giorni, figuranti defilati e anonimi, irrimediab­ilmente destinati a essere infelici.

Camille — la protagonis­ta di questo

La figurante, breve romanzo della quarantaci­nquenne francese Pauline Klein, ben tradotto da Lisa Ginzburg per la casa editrice Carbonio — fa parte di tale schiera: lo ha deciso scientemen­te sin dagli anni dell’adolescenz­a parigina, trascorsa con una madre single, piacente e iper tollerante. Davanti alle aspettativ­e su di lei riposte e al pensiero del possibile fallimento, Camille sceglie di scansarsi: vive «a lato» di sé stessa, accumuland­o esperienze su esperienze, anche le più sgradevoli, pilotata dai fili di un oscuro burattinai­o.

Occorrerà quindi uno scarto forte per indurla a recidere quei fili, ad accantonar­e la paura di sé e a trovare — finalmente — un senso al proprio agire. Il lettore lo scoprirà alla fine del libro (dall’andamento ciclico, a dispetto della sua brevità), in un guizzo narrativo che rivaluta il tedio di qualche pagina verbosa, benché impreziosi­ta dal bello stile dell’autrice.

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