Corriere della Sera - La Lettura
Questa ragazza è una figurante ma sa liberarsi del burattinaio
Pauline Klein e l’arte di scansarsi
Comparse che si cuciono addosso una parte. E che poi sul palco della vita s’industriano, più o meno convintamente, a recitarla, quella parte, seppure con un senso di irrisolutezza difficile da sfuggire. È la sorte di molti uomini: marionette sulla scena dei propri giorni, figuranti defilati e anonimi, irrimediabilmente destinati a essere infelici.
Camille — la protagonista di questo
La figurante, breve romanzo della quarantacinquenne francese Pauline Klein, ben tradotto da Lisa Ginzburg per la casa editrice Carbonio — fa parte di tale schiera: lo ha deciso scientemente sin dagli anni dell’adolescenza parigina, trascorsa con una madre single, piacente e iper tollerante. Davanti alle aspettative su di lei riposte e al pensiero del possibile fallimento, Camille sceglie di scansarsi: vive «a lato» di sé stessa, accumulando esperienze su esperienze, anche le più sgradevoli, pilotata dai fili di un oscuro burattinaio.
Occorrerà quindi uno scarto forte per indurla a recidere quei fili, ad accantonare la paura di sé e a trovare — finalmente — un senso al proprio agire. Il lettore lo scoprirà alla fine del libro (dall’andamento ciclico, a dispetto della sua brevità), in un guizzo narrativo che rivaluta il tedio di qualche pagina verbosa, benché impreziosita dal bello stile dell’autrice.