Scacco matto di Tevis campione di stile

Ogni scrittore ha il suo attore. Marlon Brando, per esempio, era l’attore che incarnava l’eroe tipo di Tennessee Williams. L’attore di Walter Tevis era Paul Newman che interpretò Fast Eddie, il re del biliardo, in Lo spaccone e Il colore dei soldi. L’attrice di Tevis è, invece, la inquietantemente brava Anya Taylor-Joy, protagonista di La regina degli scacchi, splendida serie nata dall’ultimo libro di Tevis (1983, l’anno prima di morire). Molto opportunamente gli Oscar hanno ripubblicato il romanzo. Molto meno opportunamente qualcuno ha subito scritto su Facebook che il romanzo non vale la serie. Un crimine più che una stupidaggine. Tevis fu scrittore massimo, il campione vero (stilisticamente parlando) della beat generation, pur non appartenendo al movimento di Kerouac. Nessuno sapeva suonare come lui lo «staccato beat», di raccontare una frase alla volta, una nota alla volta. L’avventura di Beth Harmon, enfant prodige degli scacchi, è in realtà un romanzo epico, quello dell’insignificante «bambina dell’orfanotrofio di periferia che si muoveva da un giocatore all’altro con la determinazione di un Cesare sul campo, di una Pavlova sotto i riflettori». Il magnetismo del personaggio (ma anche dello stile Tevis) fece esultare il critico di «Newsweek»: Mesmerizing!. Verissimo: Tevis è ipnosi pura. In The Queen’s Gambit (titolo originale e tecnico), lo scrittore narra, come quasi sempre, due storie: quella di una solitudine e quella del vincente che alla fine è un perdente. La sintesi è nel dialogo in cui la madre adottiva di Beth, l’impagabile signora Wheatley, cerca di consolarla dopo la prima sconfitta in un torneo. Beth respinge le sue premure: «Tu non ne sai nulla di scacchi». La signora Wheatley (piantata dal marito e dall’amante e perdutamente alcolizzata) insiste: «So cosa vuol dire perdere». Beth (con crudeltà): «Su questo non ho dubbi». Ma l’ultima battuta è della signora Wheatley ed è bellissima: «E ora lo sai anche tu». Scacco matto.

Walter Tevis (1928-1984)