Tecnologia e creatività, così la terra del deserto si trasforma in parchi e orti
Ieri sera, nella sala Buzzati di via Balzan, c’erano più di 250 persone all’evento organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera e dal Keren Keyemeth Leisrael, il Fondo Nazionale Ebraico nato nel 1901, ancor prima dello Stato, e partner del Padiglione Israele ad Expo 2015. «Il KKL è la più antica organizzazione ecologica del mondo e in un secolo di storia ha contribuito al miracolo trasformando le zone aride dell’area in distese agricole e boschi», spiegava il suo presidente mondiale, Efi Stenzler, accolto dalla platea con un grande applauso.
Tecnologia e creatività, con queste armi pacifiche l’associazione israeliana ruba la terra al deserto e la trasforma in orto: «Israele è l’unico Paese al mondo che ha più alberi adesso, che non nel secolo scorso», ha ricordato Stenzler. Il Keren Keyemeth Leisrael ne ha piantati 240 milioni, ha costruito 180 dighe, reso coltivabili migliaia di chilometri brulli e creato mille parchi. Depurazione e riciclo delle acque, irrigazione centellinata secondo il bisogno delle piante, soluzioni innovative per non sprecare neanche una goccia: «Sconfitta la siccità sono comparsi campi di frutta, di verdura e di fiori». È l’ipotesi di un mondo diverso, senz’altro migliore.
Teatro, musica, letture, talk show: la serata di ieri, «Da un pugno di sabbia», è stata un continuo di sorprese. L’attrice Pamela Villoresi ha letto brani da due libri bellissimi, «A piedi scalzi nel kibbutz» e «Yusdra e la città della speranza». Mentre i ragazzi del laboratorio Opera cantavano in coro e Paolo d’Altan disegnava, con le immagini di Salis e l’«Equilibrio dei Regni» che scorrevano dietro di lui. «Risparmiare acqua è contribuire alla pace nel mondo — è stato il messaggio finale —. Per la prima volta dalla sua nascita questa nazione non teme la sete né le guerre per bere, ma invece trasforma le tecnologie idriche in un ponte di cooperazione verso altri Paesi».