Corriere della Sera (Milano)

Dai falsi invalidi alle pance col trucco

- Di Carlo Baroni

Intanto non sono tutti italiani. I furbetti ad Expo parlano tante lingue. Anche quelle di Paesi che hanno la pretesa di insegnare la civiltà al mondo. E arrivati qui fanno cose che a casa loro gli «taglierebb­ero le mani». Gente che pur di saltare una coda diventa più creativa di Leonardo e più bugiarda di Pinocchio. Qualche volta li sgamano, quasi sempre la fanno franca. Perché come si dice in dubio pro reo. Davanti a ogni padiglione c’è una corsia preferenzi­ale. Tipo quelle sulle autostrade che qualcuno imbocca fingendo di trasportar­e qualcuno che sta male. Ad Expo, invece, trovi la signora che chiede di passare davanti perché aspetta un bambino. E visto che non è il caso di farle un’ecografia si va sulla fiducia anche se la pancia sembra più piatta di un mare senza onde. Altre, per una volta, non si vergognano di qualche chilo in più nella parte giusta che fa tanto effetto gravidanza in corso. I più sfacciati si presentano con carrozzine che trasportan­o «bimbi» più vicini all’esame di terza media che all’età in cui, di solito, si frequenta l’asilo. Incastrati che vien voglia di lasciarli passare solo per ripagarli della sofferenza. C’è chi, poi, «gioca» in modo bieco sulla disabilità. Finti non vedenti al 50 per cento da un occhio, con protesi alle ginocchia, addirittur­a con apparecchi per le orecchie. La regola è che dovrebbero presentars­i con un documento. Ma se ti dicono che l’hanno dimenticat­o, cosa fai? Li manda indietro col rischio di trovarti sbattuto sulle pagine dei giornali? Giusto per dovere di cronaca ci sarebbero, ci sono, anche i giornalist­i. Che la coda non la fanno perché nel padiglione ci vanno per lavorare. Ma non è detto. Non sempre, almeno...

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