Corriere della Sera (Milano)

La scalata delle bici elettriche per trovare gli sponsor

Gare flop per griffare le due ruote a pedalata assistita. Trattative in corso solo per tre stazioni

- P. Lio

Il bike sharing elettrico è pronto ad arricchirs­i di tre nuove stazioni (targate Fondazione Prada e istituti bancari), volute e pagate dai privati pur di averle davanti alle proprie sedi, ma per quel sistema che doveva aiutare i milanesi a pedalare, grazie al supporto dell’energia elettrica, si sta dimostrand­o difficile trovare un «aiutino» economico, sotto forma di bici e stazioni griffate.

Il problema del nuovo servizio nato in vista di Expo, infatti, sono i costi di gestione, più elevati rispetto al BikeMi tradiziona­le. Tanto da non consentire un pareggio facendo affidament­o solo sugli introiti derivanti dagli spazi pubblicita­ri standard. «La gestione della nuova fase richiede un impegno economico da parte dell’amministra­zione, seppur limitato», ammettono i tecnici comunali. Da qui l’idea di cercare sponsorizz­azioni finanziari­e. Ma se la ricerca di Palazzo Marino ha trovato riscontro per la nascita di nuove stazioni (sono in corso le trattative), diverso è stato il risultato per la semplice sponsorizz­azione dei mezzi e delle stazioni già esistenti. Nonostante l’ampia gamma di possibilit­à offerte.

Il primo avviso pubblico risale a marzo. Lo schema previsto delineava tre opzioni: griffare l’intero lotto di mille ebike (o un numero minimo di 250 bici); apporre il brand su una o più stazioni; oppure sponsorizz­azioni per la realizzazi­one di nuove postazioni non programmat­e in punti della città a scelte dal privato. A disposizio­ne dei loghi degli sponsor, oltre a bici e stazioni, c’è tutta una gamma di spazi: le tessere dell’abbonament­o, sito web e app, veicoli di servizio, divise degli operatori, materiale promoziona­le. Con tanto di tariffario. Ad esempio, 19.500 euro per l’adesivo su mille bici e relative batterie, 56.500 euro se si sceglie il parafango, da 564 euro fino a 80mila euro per marchiare le stazioni (a seconda del numero di stalli e della parte di struttura su cui posizionar­e il logo), 3.648 euro per i 40 giubbetti del personale.

Ma alla chiusura dei termini, a fine aprile, non sono arrivate proposte. Al contrario di quanto successo con le due ruote gialle tradiziona­li: a marzo era stata annunciata la collaboraz­ione con Coca Cola che, per tutto Expo, ha brandizzat­o duemila bici e dieci stazioni. A inizio maggio la giunta ha quindi deciso di riaprire il bando per altri 15 giorni. Ma di nuovo, nulla si è mosso. «Pertanto — scrivono i tecnici — si ritiene opportuno procedere a riformular­e un nuovo avviso». Questa volta, siamo a fine giugno, «al fine di favorire e di promuovere l’iniziativa», nel nuovo bando (che potrà essere modificato «con cadenza annuale») sono stati introdotti correttivi, in particolar­e abbassando a 200 il numero minimo di bici sponsorizz­abili. Ma ancora una volta, almeno finora, nessuna risposta all’appello.

Se non per la possibilit­à di aprire nuove stazioni, non previste, in luoghi scelti dagli sponsor stessi. Quest’ultima è l’unica opzione su cui c’è stato un riscontro. Sono tre, in questo momento, le trattative in corso: con la Fondazione Prada, con una banca e con una società finanziari­a.

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Expo Un esempio di sponsorizz­azione che ha coinvolto però le bici tradiziona­li

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