Il direttore di Brera
II manager nominato alla direzione della Pinacoteca raccoglie l’appello dei dipendenti della biblioteca «Il passato, il presente e il futuro di Brera hanno per me la stessa importanza. Sono già al lavoro»
Bradburne: «Amo i libri e rilancerò la Braidense»
«Non abbandonerò la Braidense». James Bradburne, il 59enne museologo e manager anglo-canadese chiamato dal Ministero della Cultura alla direzione della Pinacoteca di Brera cui è stata annessa la Biblioteca Nazionale, voluta nel 1770 dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, arriverà a Milano ai primi di ottobre. Spiega la necessità di «concludere impegni presi in precedenza», ma di avere già cominciato ad analizzare la complessa realtà del patrimonio che dovrà gestire.
«Il passato, il presente e il futuro di Brera hanno per me la stessa importanza. La biblioteca, il museo e anche l’Accademia — nonostante non sia io a dirigerla — sono tre realtà imprescindibilmente intrecciate. E non solo fisicamente, perché collocate nello stesso palazzo».
Mr. Bradburne rassicura gli operatori della Braidense, per la quale la perdita di autonomia fondi («i soldi per le raccolte si sono ridotti a un decimo negli ultimi anni»). «Ci stiamo impoverendo e rischiamo di diventare anche noi un museo». Custodi di preziosi cimeli, certo, «ma non è questa la sola mission di una biblioteca».
Il neo direttore, che quasi certamente abiterà nell’appartamento riservato all’interno del palazzo ai direttori, aggiunge: «Non ho avuto l’opportunità di parlare dell’importanza di questa sfida di Brera ma appena arrivo a Milano comincerò una fase di ascolto. Devo capire l’ecosistema delle realtà milanesi. Gli operatori della biblioteca più importante d’Italia non saranno messi in secondo piano, io sono un collezionista di libri, scrivo cataloghi per bambini e il mondo del libro è per me basilare».