CULTURA, IL BOOM OLTRE L’ESTATE
Con insolito anticipo, dovuto allo stimolo di Expo, la vita culturale di Milano è già ripresa, con attività di prim’ordine. Spiccano tre mostre inaugurate nell’ultima settimana: quella delle suggestive fotografie di Acqua Shock del canadese Edward Burtynsky, portate da Enrica Viganò al Palazzo della Ragione, e le due di Palazzo Reale — le mille sale della Grande madre, curata da Massimiliano Gioni per la Fondazione Trussardi, e soprattutto Giotto, l’Italia, mostra di qualità e serietà rare, frutto di anni di lavoro spassionato dei curatori Pietro Pietraroia e Serena Romano, magnificamente sostenuto dall’allestimento di Mario Bellini.
Anche la musica fa la sua parte: per tutto agosto ci ha accompagnati una programmazione buona, a volte ottima, anche se spesso senza un pubblico folto (pochi, per esempio al concerto dell’altro ieri alla Scala, non facile ma eccellente) e, come notava ieri spiritosamente Pierluigi Panza, non sempre con mises degne della capitale della moda. Pazienza: si migliorerà tra pochi giorni, con l’annuale elegante ritualità del Festival MiTo; nel mentre, qua e là si sono svolte e si svolgono conferenze, iniziative e spettacoli in generale piuttosto frequentati.
Per giudizio unanime, al successo dell’insieme hanno contribuito soprattutto i milanesi non in vacanza (sempre di più); i turisti, invece, si sono visti sì e no. E tuttavia, per chiunque sia affluito a Milano per Expo, questa ampiezza dell’offerta è stata ben evidente; che se ne fruisca o meno, è un aspetto determinante dell’immagine che un turista si fa della città visitata. Quindi abbiamo seminato bene, e dovremmo perseverare. Invece già la Scala, delusa dall’affluenza estiva, annuncia che l’anno prossimo non ripeterà; e — con il cambio della giunta alle porte — è difficile immaginare una programmazione di mostre di livello per luglio e agosto 2016.
C’è dunque un concreto pericolo di aver ballato una sola estate, come nel vecchio film, tornando al quieto vivacchiare del passato. Il rischio è da evitare: se siamo capaci di dare continuità, posizioniamo Milano tra le mete possibili delle città di grande cultura, e costruiamo sull’investimento iniziato; in caso contrario, abbiamo unicamente speso dei soldi; anche se lo abbiamo fatto bene, non è la stessa cosa. A chi tirasse in ballo il sempiterno tema dei budget risicati del sistema pubblico, va ricordato che queste iniziative sono state spesso sostenute dai privati, ben capaci di distinguere tra un investimento e una spesa. Facciamo leva su questa loro sensibilità.