Il manager resiste «Ma non teme le primarie»
Un’ordinaria giornata di fuoco. «I successi? Lavoro di squadra»
«T i candidi?». Giuseppe Sala riceve i primi sms pochi minuti dopo che Renzi ha parlato in radio. Ma non si sbilancia. Lo staff: «Non teme le primarie».
I primi sms gli sono arrivati pochissimi minuti dopo la dichiarazione battuta dall’agenzia. «Quindi?», «Ti candidi?», «E le primarie?». Giuseppe Sala è nel suo ufficio: sul video davanti a lui scorrono le immagini in diretta della folla che passeggia sul decumano. Sul tavolo ha una cartelletta con un titolo in pennarello rosso: «Post Expo». Con i direttori riuniti attorno al suo tavolo taglia corto: «Noi lavoriamo su questo». Ma, insomma, il tema tiene banco per tutto il giorno.
La posizione di Sala non pare però cambiare, neppure dopo la quasi investitura di Renzi: «Non ho intenzione di candidarmi a sindaco», aveva detto in diverse occasioni, anche se spesso questo messaggio si era poi confuso con altri in cui pareva prendere tempo: «Ci penserò in agosto», «Ne parleremo quando finisce l’Expo» e così via. Il problema, come sostiene qualcuno, è che non voglia sottoporsi alla primarie? Chi gli ha parlato ancora ieri nega decisamente: «E di cosa dovrebbe preoccuparsi? La questione è che ha altro in mente».
Il punto, insomma, è un po’ questo. L’esperienza di Expo ha sicuramente dato notorietà a Sala, che nel giro di pochi mesi ha conquistato ribalta nazionale e tutti gli ospiti che stanno passando dal sito, ultimo in ordine di apparizione il premier israeliano Netanyahu, si complimentano per il risultato, la gestione e l’organizzazione. «Lavoro di squadra», ripete Sala, che ha potuto contare in questi anni sull’appoggio incondizionato di Governo, Regione e Comune. Ma, insomma, ci ha messo anche del suo e infatti Renzi riassume: «Mi piace tantissimo». Nato, professionalmente, in casa Pirelli dove da bocconiano si trasferisce a Torino e scala posizioni fino a diventare prima amministratore delegato della Pirelli pneumatici e poi dg di Telecom Italia, Sala ha anche già in curriculum un passaggio a Palazzo Marino dove, grazie anche ai buoni rapporti con Bruno Ermolli, viene scelto da Letizia Moratti per fare il direttore generale. L’esperienza dura meno di un anno: è lo stesso sindaco a mandarlo in Expo, dove la situazione si è fatta stagnante e serve, dopo alcuni cambi di governance, un passo diverso e una persona «forte». Sala risponde ai requisiti: è pragmatico, gran lavoratore, fa squadra ma si assume la responsabilità di decidere.
Forse sono queste le caratteristiche notate anche da Renzi, oltre che da Raffaele Cantone, che è stato voluto per «vigilare» su Expo e che sicuramente si è confrontato con il premier anche sul modus operandi di Sala. E quindi si torna al punto del prossimo ruolo: Sala non ha fatto mistero di essere pronto a mettere a frutto l’esperienza maturata con Expo per un lavoro sul tema del turismo e della valorizzazione del nostro territorio. In maniera informale, fra la visita di un premier e di un capo di Stato, i due ne hanno già accennato. Nulla di concreto, neppure quale potrebbe essere la missione: di certo, la vocazione turistica del nostro Paese è molto spesso messa a dura prova da inefficienze e cattive gestioni. «Ci sarebbe molto da fare», ha più volte ragionato Sala.
Ma c’è la questione Milano. Poniamo pure che Sala non sia interessato alla partita di Palazzo Marino, resta da capire che cosa succederebbe se Renzi gli formulasse la proposta ufficiale, che finora non gli ha fatto. Sala è diplomatico e su questo aspetto ha sempre tergiversato, convinto anche del fatto che Renzi conosce bene la complessità del post Expo e che quindi fino al 31 dicembre lo lascerà concentrato su questo argomento. E poi? Di certo, se il pubblico non gli offrisse lo sbocco che si attende, ci sono già sul tavolo offerte di aziende private, possibilità di esperienze all’estero. Senza contare le tante passioni rimaste in questo anno accantonate, comprese lo sci e la barca a vela. Ma per andare in pensione, Beppe Sala ha ancora tempo.