Papà chiama il figlio «Ho ucciso la mamma» Poi tenta il suicidio
Tragedia a Lumezzane. Lei era malata da anni, lui è salvo
L’ha uccisa all’alba, prima che si svegliasse. Cinque coltellate all’addome, cinque passi verso la liberazione dal fardello di vedere la sua Natalina che non era più lei. Ma non voleva abbandonarla e così ha scelto di imbottirsi di pasticche. Ha chiamato il figlio Marco: «Ho ucciso la mamma». E poi ha avvertito i carabinieri, aspettando l’effetto dei farmaci per raggiungere la moglie. Ma con i carabinieri sono arrivati anche i soccorsi e Bruno Caprioli, ancora in vita, è stato trasferito agli Spedali Civili, dove i medici gli hanno prima fatto una lavanda gastrica e poi lo hanno ricoverato in osservazione.
Storia d’amore e disperazione al quinto piano di una palazzina di via Martiri della Libertà a Lumezzane, nel Bresciano. Settantasei anni lui, 71 lei, Natalina Badini, sposati da una vita, messi a dura prova dalla malattia di lei da una quindicina di anni. Disturbi mentali, si dice nella frazione di San Sebastiano e i carabinieri confermano. Un dramma vissuto interamente tra le mura domestiche. Bruno Caprioli, ex imbianchino, non si era mai sbilanciato con nessuno, «una persona mite, sempre gentile e cordiale, ma era stanco, si vedeva che era prova76enne. to», dice Lorenzo, il marito di una cugina di Natalina, che gestisce la gioielleria difronte alla palazzina dove si trova l’appartamento dei Caprioli. Bruno cercava di trovare una parvenza di normalità al suo travaglio. Faceva lunghe passeggiate e di tanto in tanto si fermava al bar, «quello del tabacchino» per un caffè e un giro di carte con gli amici. E quando era a casa «capitava spesso di vederlo appoggiato alla ringhiera del balcone con la sigaretta in bocca», quasi a voler raccogliere i pensieri.
Fino a ieri mattina, quando quello sforzo di normalità è stato travolto dalla disperazione che ha armato la mano del