Corriere della Sera (Milano)

Il soprano volante che stregò Pavarotti

Quando il maestro mi vide, inorridì: hai una maglia viola? Me ne prestò una rossa E studiai con lui tre anni

- Giuseppina Manin

Il suo colore è il rosso. «Mi ha sempre portato fortuna», assicura Eleonora Buratto, volto nuovo della Scala, protagonis­ta del doppio «Elisir d’amore» il 17 settembre all’aeroporto di Malpensa e il 21 al Piermarini.

Eleonora, soprano dagli occhi neri e la parlata dolce come le zucche del suo paese, Sustinente, vicino a Mantova. «I tortelli di zucca li so fare davvero, e con quel tocco di amaretto in più che piaceva tanto a Pavarotti». Il suo maestro, colui che per primo ha creduto alla sua voce. «Cantare è la mia passione, da bambina mi esibivo nelle sagre di paese, ho vinto una gara come reginetta del pop, ho fatto parte di un gruppo rock… Poi sono finita in un coro di voci bianche, mi sono diplomata al conservato­rio. Infine l’audizione da Pavarotti. Sapevo che prendeva pochissimi allievi, ma volevo tentare. Mi ha ricevuta a casa, a Modena, mi ha sbirciata, ha fatto una smorfia. Cosa ti sei messa? Una maglia viola! Sei pazza?!».

Non ancora pratica del mestiere, Eleonora non sapeva che nei teatri italiani il viola è il massimo tabù… Big Luciano corse subito ai ripari: «Via quella roba, metti una delle mie magliette», ordinò. «Così mi ripresenta­i dentro una tshirt extra large. Stavolta rosso fuoco. Cantai alcune arie, bluffai sul finale di “Bohème”, che non conoscevo. Lui se ne accorse e rise. Sei un soprano lirico magrotto, mi disse. Pensavo fosse finita lì, invece il giorno dopo suona il telefono: il maestro ti aspetta domani. Studiai sotto la sua guida per tre anni. Quel rosso mi ha portato buono».

Lezioni di canto e di vita. Eleonora esordisce a Spoleto con «Bohème» poi incontra un secondo maestro, Riccardo Muti, che la chiama a più riprese a Salisburgo, Parigi, Chicago… Lo scorso giugno il debutto al Maggio Fiorentino nella Seconda di Mahler con Daniele Gatti, mentre a luglio, di nuovo con Muti, è Alice nel «Falstaff» al Ravenna festival.

E adesso la Scala. «Il mio sogno da sempre, anche se non mi immaginavo di sognarlo due volte», scherza alludendo al doppio set che la attende: i velluti rossi del Piermarini, le poltroncin­e di plastica dell’aeroporto di Malpensa. Due spettacoli del tutto diversi, sul podio di entrambi Fabio Luisi. Alla Scala lo storico allestimen­to di Tullio Pericoli, all’in- terno dello scalo la nuova versione multimedia­le, diretta tv in tutta Europa, ideata da Grischa Asagaroff. Cosa accadrà? «Sarà una sorta di flash mob tra i vari spazi, la gente coinvolta all’improvviso, noi cantanti con i microfoni, il direttore a dare gli attacchi via monitor… Dulcamara scenderà da un aereo, il mio innamorato Nemorino (Vittorio Grigolo) sarà un passeggero, mentre Adina, il mio personaggi­o, è la proprietar­ia di un ristorante. Il Rosso Pomodoro. Rosso, il mio colore». Pavarotti, che fu un Nemorino straordina­rio, approvereb­be.

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