Fermate l’inceneritore che minaccia l’Oltrepò
ARetorbido, nell’Oltrepò pavese, vogliono costruire un inceneritore per lo smaltimento di pneumatici. Il mio no è netto: porterebbe solo gravi danni alla salute e all’ambiente.
Caro Direttore, alla Regione Lombardia e al Ministero a Roma è in corso la richiesta di nulla osta per costruire un inceneritore per pneumatici fuori uso da realizzarsi a Retorbido (Pavia), in un paesaggio lussureggiante dove scorrono due torrenti, lo Staffora e il Rile, dove ci sono le terme di Rivanazzano e Salice. Tutta la zona è coltivata a grano ed ortaggi, ettari di viti per la produzione del prezioso vino dell’Oltrepò Pavese. Gli fa cornice un centro abitato con un asilo d’infanzia, case di riposo per anziani, una green-way, cioè una pista verde percorsa a piedi e in bicicletta da migliaia di persone ogni settimana. In questo spazio si pensa di issare l’impianto dell’inceneritore, che prevede di bruciare circa venti tonnellate di materiale derivante dal processo pirolitico, cioè la distruzione con il fuoco; cosa che, è risaputo, produce un’incontrollabile immissione nell’ambiente circostante di sostanze tossiche. È ormai ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica che le popolazioni che vivono nei pressi di un inceneritore si ammalano più frequentemente di gravi patologie. E questo anche se gli impianti sono a norma di legge e muniti di filtri. Gli esempi in Italia sono già molti. Inoltre, questo impianto tanto «benefico» dovrebbe spuntare nei dintorni di Pavia, la seconda provincia più inquinata d’Italia per qualità dell’aria. Così che quel mastodontico forno andrebbe ulteriormente ad aggravare la situazione di un territorio che ha pagato e sta pagando il suo doloroso contributo al registro italiano dei tumori. Ma a decidere una tanto tragica soluzione, è forse stato chiesto il parere dei cittadini ? No. Nessuno è stato interpellato e quindi è in gioco anche la democrazia, il diritto all’autodeterminazione dei cittadini, la cui sola possibilità di difesa è dire no all’inceneritore, non solo invocando il principio di precauzione ma chiedendo ai politici di recepire le direttive europee e nazionali sulla qualità dell’aria. Ma come disfarsi di quei pneumatici, se non col fuoco? Ebbene, è risaputo che possono essere recuperati con metodologie a freddo. Imparare a riciclare è un imperativo per il presente e il futuro. Riciclare è fattibile e redditizio sia dal punto di vista economico, sia ecologico, sia per la creazione di posti di lavoro. La pirolisi va nell’opposta direzione, farà perdere occupazione, avrà un impatto devastante sia sulla perdita del valore degli immobili sia sull’economia vitivinicola e termale. Nessuno oserà più utilizzare la green-way nel timore di essere intossicato e le piccole economie locali falliranno o migreranno altrove. Per concludere, ricordiamo che l’incenerimento dei rifiuti è una pratica vetusta, sconsigliata dalla comunità scientifica internazionale, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Unione Europa. Perché quindi Governo e Regione Lombardia si ostinano sugli inceneritori? Forse perché ci sono vantaggi per chi propone quei metodi e le organizzazioni che li sostengono. Ma solo per loro. E il cittadino? È la vittima sacrificale.