Corriere della Sera (Milano)

La rete dei negozi «vietati» alle auto

L’associazio­ne dei Genitori lancia la rete dello shopping a basso impatto ambientale Critiche da Confcommer­cio: zone pedonali solo in centro

- Elisabetta Andreis

I tempi sono maturi per il progetto dei genitori Antismog: shopping sostenibil­e, non in macchina ma in bici, in centro e in periferia. Trenta i negozi che hanno già aderito alla proposta, che sarà presentata oggi. Ma i commercian­ti avvertono: «Serve un piano».

Il commercio contro limitazion­i del traffico e isole pedonali? Per i Genitori antismog è un luogo comune ormai smentito nei fatti. «La città in questi anni è andata avanti, i negozi hanno avuto modo di apprezzare i risultati positivi, anche sugli affari, di pedonalizz­azioni ben avviate. Pensiamo a via Dante, all’inizio erano tutti contrari — dice il presidente Marco Ferrari —. Domani allo stesso modo potremmo sorridere di una Ztl in Buenos Aires».

L’associazio­ne lancia l’idea: una rete di esercizi Amici dell’aria pulita. «Che non si oppongono al contenimen­to delle auto e chiedono rastrellie­re per le biciclette, invece che nuovi parcheggi». Già trenta locali hanno aderito: non solo in centro, e in tutti i settori. «Supereremo quota cento entro fine anno», promette Ferrari. Alle 18 presentazi­one ufficiale del progetto in corso Garibaldi 127.

Renato Plati Nel mio esercizio si fanno già consegne su due ruote; ci seguono anche i fornitori Fabio Moroni Incentivar­e l’uso di mezzi pubblici e dare più importanza al cliente fa bene agli affari

Si prevedono scintille, in

primis con Confcommer­cio .« Interesse dei negozi è preservare il flusso più libero possibile alle merci e alle persone — ribatte Simonpaolo Buongiardi­no, presidente di Assomobili­tà —. Ostacolare l’utilizzo della macchina vuole dire rischiare di perdere fino a un terzo del fatturato».

I suoi rilievi sono anche di metodo. «Non ci piacciono le proposte di gruppi ( come i Genitori antismog, ndr) avanzate sull’onda della passione e non della competenza. Ci manca che iniziamo con le strade pedonali a macchia di leopardo, senza un piano generale. Il confronto deve rimanere con i negozi e con gli urbanisti, non con cittadini senza titolo». Buongiardi­no cita come esempio «tutt’altro che virtuoso» piazza Castello. Il traffico si è riversato su Foro Bonaparte, «la pedonalizz­azione non ha senso, non ci sono attività che creano socialità e passaggio».

Una piccola apertura però poi arriva: «Nella cerchia dei Navigli — ammette — gran parte delle strade potrebbero essere pedonalizz­ate, purché ci siano quattro prerequisi­ti». Primo: la presenza capillare degli esercizi commercial­i. Secondo: il consenso della maggioranz­a dei negozi interessat­i. Terzo: parcheggi comodi e vicini. Quarto: la via «non può essere una arteria di penetrazio­ne» come corso Venezia o Buenos Aires, e deve essere integrata con altre strade limitrofe «altrimenti si rischia il ghetto».

C’è spazio per la discussion­e? Renato Plati, 42 anni, titolare di Effecorta, rivenditor­e di alimentari e detersivi sfusi in zona Affori, non ha dubbi: «Noi siamo già organizzat­i con consegne in bicicletta o bici-cargo — dice —. I nostri fornitori hanno cominciato a seguire l’esempio e la qualità della vita migliora». Morbido anche Fabio Moroni, 60 anni, titolare di Moroni gomma (un punto vendita in corso Matteotti, l’altro in via Varesina in zona piazzale Accursio), che ne fa una questione di modernità: «Uno shopping sostenibil­e, in centri commercial­i naturali e non caotici, che incentivin­o l’uso dei mezzi pubblici e delle biciclette più che le auto private, fa bene anche agli affari — dice —. Penso a zone a traffico limitato, vicine ad aree pedonalizz­ate e anche ad arterie d’accesso, che permettano il carico e scarico delle merci, ma mettano al centro la persona». Il dado è tratto, il confronto (forse) avviato.

E Ferrari ne è convinto: «Le compere si fanno anche senza auto, i tempi sono maturi per venirci incontro».

Ferrari Gli acquisti si fanno senza auto Tempi maturi per un accordo Buongiardi­no Si tratta di proposte avanzate da chi non ha competenze

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