Corriere della Sera (Milano)

Contro la corruzione in Brianza arriva la «soffiata» digitale

Enti locali, i dipendenti potranno segnalare comportame­nti illegali dei colleghi

- Riccardo Rosa

MONZA Una « soffiata » per spazzare via le infiltrazi­oni malavitose nella pubblica amministra­zione. In Brianza sono cinque i Comuni che hanno deciso di ricorrere all’istituto di origini anglosasso­ni del whistleblo­wing, introdotto in Italia con una legge del 2012. Monza, Brugherio, Seregno, Besana Brianza e Triuggio, più la stessa Provincia che lo sta attivando, hanno deciso di offrire ai dipendenti la possibilit­à di denunciare in forma anonima comportame­nti scorretti, immorali o illegali da parte di altri colleghi.

Il whistleblo­wing fa parte del «Piano anticorruz­ione» e le procedure sono state definitiva­mente messe a punto proprio in questi ultimi giorni: sui siti istituzion­ali delle amministra­zioni coinvolte sono già comparse le indicazion­i da seguire. «Definirla una delazione è profondame­nte sbagliato — commenta Marco Troiano (Pd), sindaco di Brugherio —. Ciò che ci proponiamo di raggiunger­e è una svolta culturale, una nuova consapevol­ezza da parte di chi ha la responsabi­lità di gestire la pubblica amministra­zione». I due bar chiusi a Seregno per ‘ndrangheta pochi giorni fa sono solo l’ultima testimonia­nza di un territorio a forte rischio, in modo particolar­e la Brianza ovest, in passato più di una volta al centro di importanti inchieste da parte della Procura.

Il whistleblo­wing, in altre parole, sarebbe solo una soffiata a fin di bene. I reati su cui si potrebbe fare luce vanno dalla corruzione alla concussion­e, passando per appalti truccati o, molto più sempliceme­nte, per il collega che timbra e poi va al bar. «È nostro dovere agire in via preventiva — aggiunge il primo cittadino di Seregno, Edoardo Mazza, a capo di una giunta targata Fi - Lega —. Il whistleblo­wing va in questa direzione e favorisce le segnalazio­ni da parte dei dipendenti, ovvero coloro che conoscono bene i meccanismi dell’azione amministra­tiva».

Tuttavia, per evitare che gli uffici pubblici si trasformin­o in covi di gole profonde, è necessaria una procedura di segnalazio­ne rigorosa e anonima. In caso contrario, si corre il rischio di scoraggiar­e eventuali segnalazio­ni o, peggio ancora, di sollecitar­e solo un mare di inutili pettegolez­zi. Giorgio Garofalo, consiglier­e provincial­e pd e responsabi­le di BrianzaSic­ura, l’associazio­ne che lo scorso autunno ha dato vita a un cartello di 11 Comuni contro il malaffare nella vita pubblica, ha chiarito i meccanismi alla base di una «soffiata» sicura: «Prima di tutto è necessario nominare all’interno dell’ente un responsabi­le anticorruz­ione al quale debbono essere inoltrate le segnalazio­ni — spiega Garofalo —. Il sistema però deve essere criptato, solo la magistratu­ra in una secondo momento può eventualme­nte chiedere al denunciant­e di venire allo scoperto».

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