SANITÀ, I TECNICI FINITI ALL’ANGOLO
Sembra passata un’eternità ma era solo l’estate scorsa quando, mentre la politica litigava sulle diverse proposte di riforma della sanità lombarda con la stessa maggioranza spaccata, i tecnici della Regione venivano relegati a fare i compitini: costruire una tavola sinottica comparativa dei vari progetti o rispondere, in puro stile lascia o raddoppia, a specifici quesiti sulla percorribilità amministrativa di questo o quel provvedimento.
Forse fu allora che il bicchiere si riempì per poi traboccare alcuni mesi dopo, mesi scanditi da scandali e inchieste, e spingere Walter Bergamaschi, uomo solitamente riservato, direttore generale dimissionario alla sanità, a sbottare pubblicamente nel suo j’accuse d’addio: «Dobbiamo trovare modalità di relazione che permettano uno scambio più biunivoco tra tecnici e politici». Alla politica compete la definizione degli indirizzi strategici ma il compito di svilupparli e articolarli spetta ai tecnici, le invasioni di campo creano confusione e rischiano di svuotare di contenuti i ruoli amministrativi, lasciando loro solo le grane peggiori.
Il sistema che regola le leve della nostra sanità regionale è molto complesso e articolato, è una macchina con ingranaggi delicati che operatori, spesso poco riconosciuti ma di valore, devono manovrare con grande attenzione perché, in sanità, basta modificare un fattore apparentemente marginale, come il rimborso di un piccolo intervento, per avere ricadute enormi su tutto il sistema. La macchina sanitaria lombarda sta cominciando a mostrare segni di sofferenza, i tempi di attesa si allungano proprio nei centri di eccellenza più importanti che dovrebbero concentrare casi e esperienza, il caso della senologia non è che un esempio ma ne esistono molti altri. Se però i finanziamenti sono sempre più limitati, se si continuano a tagliare i letti per acuti, gli organici sono sempre più risicati e il territorio è una realtà ancora tutta da costruire, non bisogna poi stupirsi che i servizi ai cittadini diminuiscano. Esistono sempre margini di ottimizzazione, e anche i recenti scandali ci rivelano mangerie sulle quali si potrebbe risparmiare, ma anni su anni di tagli alla spesa sanitaria (tra le più basse d’Europa) si fanno ormai sentire.
Continuare a fornire un sistema efficiente e universalistico con servizi di qualità offerti in tempi accettabili diventa sempre più difficile. È su questi temi, forse meno popolari ma non certo meno importanti, che sarebbe utile udire la voce forte della politica e non un silenzio diffuso e trasversale.