Porta Vittoria Crac scongiurato
Il tribunale accetta il concordato. I 280 milioni di debiti da restituire entro il 2021
Evitato l’extremis, il crac di Porta Vittoria spa, la società riconducibile alla moglie di Danilo Coppola. I giudici hanno dichiarato ammissibile il concordato preventivo e rigettato le istanze di Banco Popolare, Colombo Costruzioni e Ipi, che ne chiedevano il fallimento.
Evitato a sorpresa, e in extremis, il crac di Porta Vittoria spa, riconducibile alla moglie dell’immobiliarista Danilo Coppola. Dopo una trattativa di mesi, i giudici hanno dichiarato ammissibile il concordato preventivo e rigettato le istanze di Banco Popolare, Colombo Costruzioni e Ipi, esposti per 280 milioni, che chiedevano il fallimento della società per rientrare dei loro crediti. «Porta Vittoria ha superato i rilievi e le criticità emerse durante l’istruttoria — si legge nel decreto depositato ieri alla sezione fallimentare del Tribunale di Milano —. La proposta di concordato prevede il soddisfacimento integrale di tutti i creditori, con un piano economico che si chiuderà entro il 2021».
I giudici, insomma, hanno dato fiducia alla società. A differenza di quelli romani che a inizio mese hanno condannato Coppola a nove anni per un presunto crac da 300 milioni. Qui il valore sarebbe stato ancora superiore: ma il collegio ha deciso di procedere in modo diverso. « La continuità aziendale è necessaria per completare l’iniziativa secondo i piani urbanistici convenuti col Comune e in fase già avanzata», spiega il decreto. Obiettivo dell’operazione è «massimizzare l’investimento con una vendita frazionata degli immobili, ognuno al suo prezzo, e non con una vendita in blocco» che potrebbe essere speculativa ed «eccessivamente a sconto», a danno degli stessi creditori.
Via libera dunque, adesso, ai lavori per completare nel giro di qualche mese il complesso nella zona est di Milano, rimasto per oltre un anno col cantiere fermo. E anche un parco, nell’enorme area pubblica antistante.
Il valore totale del complesso secondo la società potrebbe arrivare a 350 milioni: se ne incasserebbero 310 dalle residenze, 90 dall’hotel e altri 15 dalla vendita dei negozi ad Esselunga. Finora le attese hanno cozzato contro le offerte reali. Un anno fa Prelios aveva messo sul piatto 320 milioni, ritrattando poi a 290, ma la trattativa è sfumata. Ora, c’è la seconda chance, sotto il controllo del Tribunale. Arrivare all’ammissione del concordato è stata una salita: in parallelo all’iter giudiziario, le parti hanno trattato per ristrutturare il debito con un accordo extragiudiziale. Ma hanno interrotto più volte i contatti, tra cause civili e penali incrociate. Da una parte Porta Vittoria, dall’altra il Banco Popolare: creditore per 215 milioni. Che accusa la famiglia Coppola di gravi inadempienze ed è a sua volta accusata di aver «indotto uno storno di patrimonio del tutto ingiustificato, per 49 milioni, a danno della società e dei creditori, rappresentato dall’investimento nell’hotel Cicerone di Roma», come spiega uno dei legali di Coppola, Fausto Bongiorni.
Sulla riqualificazione del quartiere, adesso, peserà anche l’area pubblica dietro alla stazione ferroviaria dove, tra terreni incolti e binari dismessi, il cantiere procede a singhiozzo da più di dieci anni. Ad un certo punto doveva sorgere la Beic, Biblioteca europea d’informazione e cultura. Il progetto è sfumato: ora Porta Vittoria dovrebbe trasformarne a sue spese una porzione in parco.