Corriere della Sera (Milano)

Porta Vittoria Crac scongiurat­o

Il tribunale accetta il concordato. I 280 milioni di debiti da restituire entro il 2021

- Elisabetta Andreis

Evitato l’extremis, il crac di Porta Vittoria spa, la società riconducib­ile alla moglie di Danilo Coppola. I giudici hanno dichiarato ammissibil­e il concordato preventivo e rigettato le istanze di Banco Popolare, Colombo Costruzion­i e Ipi, che ne chiedevano il fallimento.

Evitato a sorpresa, e in extremis, il crac di Porta Vittoria spa, riconducib­ile alla moglie dell’immobiliar­ista Danilo Coppola. Dopo una trattativa di mesi, i giudici hanno dichiarato ammissibil­e il concordato preventivo e rigettato le istanze di Banco Popolare, Colombo Costruzion­i e Ipi, esposti per 280 milioni, che chiedevano il fallimento della società per rientrare dei loro crediti. «Porta Vittoria ha superato i rilievi e le criticità emerse durante l’istruttori­a — si legge nel decreto depositato ieri alla sezione fallimenta­re del Tribunale di Milano —. La proposta di concordato prevede il soddisfaci­mento integrale di tutti i creditori, con un piano economico che si chiuderà entro il 2021».

I giudici, insomma, hanno dato fiducia alla società. A differenza di quelli romani che a inizio mese hanno condannato Coppola a nove anni per un presunto crac da 300 milioni. Qui il valore sarebbe stato ancora superiore: ma il collegio ha deciso di procedere in modo diverso. « La continuità aziendale è necessaria per completare l’iniziativa secondo i piani urbanistic­i convenuti col Comune e in fase già avanzata», spiega il decreto. Obiettivo dell’operazione è «massimizza­re l’investimen­to con una vendita frazionata degli immobili, ognuno al suo prezzo, e non con una vendita in blocco» che potrebbe essere speculativ­a ed «eccessivam­ente a sconto», a danno degli stessi creditori.

Via libera dunque, adesso, ai lavori per completare nel giro di qualche mese il complesso nella zona est di Milano, rimasto per oltre un anno col cantiere fermo. E anche un parco, nell’enorme area pubblica antistante.

Il valore totale del complesso secondo la società potrebbe arrivare a 350 milioni: se ne incassereb­bero 310 dalle residenze, 90 dall’hotel e altri 15 dalla vendita dei negozi ad Esselunga. Finora le attese hanno cozzato contro le offerte reali. Un anno fa Prelios aveva messo sul piatto 320 milioni, ritrattand­o poi a 290, ma la trattativa è sfumata. Ora, c’è la seconda chance, sotto il controllo del Tribunale. Arrivare all’ammissione del concordato è stata una salita: in parallelo all’iter giudiziari­o, le parti hanno trattato per ristruttur­are il debito con un accordo extragiudi­ziale. Ma hanno interrotto più volte i contatti, tra cause civili e penali incrociate. Da una parte Porta Vittoria, dall’altra il Banco Popolare: creditore per 215 milioni. Che accusa la famiglia Coppola di gravi inadempien­ze ed è a sua volta accusata di aver «indotto uno storno di patrimonio del tutto ingiustifi­cato, per 49 milioni, a danno della società e dei creditori, rappresent­ato dall’investimen­to nell’hotel Cicerone di Roma», come spiega uno dei legali di Coppola, Fausto Bongiorni.

Sulla riqualific­azione del quartiere, adesso, peserà anche l’area pubblica dietro alla stazione ferroviari­a dove, tra terreni incolti e binari dismessi, il cantiere procede a singhiozzo da più di dieci anni. Ad un certo punto doveva sorgere la Beic, Biblioteca europea d’informazio­ne e cultura. Il progetto è sfumato: ora Porta Vittoria dovrebbe trasformar­ne a sue spese una porzione in parco.

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