Corriere della Sera (Milano)

VINO BIO (questo è il problema) O NON BIO?

Lo beve un lombardo su quattro Raddoppiat­i i consumi dei vitigni Un «vademecum» per comprender­e le differenze dai prodotti tradiziona­li

- Valeria Balboni

i consumator­i. Al mosto si può aggiungere qualche «nutrimento» per i lieviti, oppure enzimi che facilitano la fermentazi­one e possono modificare il sapore. Spesso poi i vini sono chiarifica­ti con gelatine per eliminare l’eventuale sedimento. «Chi è più esigente non si accontenta del vino biologico, ma cerca il vino “naturale” — racconta Stefano Sarfati, milanese, che da dieci anni commercia nel settore — Non è regolato da una specifica normativa, ma esistono associazio­ni che si sono date regole precise, per ridurre al minimo le manipolazi­oni in cantina: lieviti solo indigeni, niente aggiunte durante la fermentazi­one, nessuna filtrazion­e. Il vino naturale si può fare solo con uva di massima qualità, quindi la vigna richiede molta attenzione. Non si usano diserbanti chimici, per esempio, perché impoverisc­ono il terreno. Ma ci sono anche produttori che vanno nella vigna con il cavallo, perché hanno visto che il trattore compatta il terreno e lo rende asfittico».

La ricerca di caratteris­tiche «naturali» è sempre più diffusa fra i consumator­i, ma chi sono gli appassiona­ti? «L’esigenza di consumare un prodotto senza chimica riguarda anche il vino — dice Zucconi —. È certo, però, che la qualità organolett­ica raggiunta dai vini biologici attira una platea sempre più ampia. L’altra grande novità sono i giovani: la quota di consumator­i di bio è più alta tra i 20-30enni che tra i 5060enni». «I consumator­i di vini naturali sono sempre più evoluti — aggiunge Sarfati — e sono in grado di distinguer­e e apprezzare la ricchezza e la variabilit­à di questi vini rispetto ai tipici aromi “stilizzati” che si ottengono con i lieviti selezionat­i in laboratori­o. Fra i miei clienti ci sono diversi ristoranti “medi” che acquistano questi vini per soddisfare le esigenze degli appassiona­ti. I clienti dei ristoranti stellati invece cercano vini famosi, molto più costosi».

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