La pedalata dello «Sceriffo» collauda la pista dei record Ora la fase due del restyling
CICLISMO LA RINASCITA DEL VIGORELLI Moser in bici (a 30 anni dall’impresa) davanti a Motta e Saronni
Il puzzle di listelli di legno d’abete della trentina Val di Fiemme — da ieri «fornitore ufficiale» del velodromo Maspes-Vigorelli — scorrono sfumando sotto le ruote lenticolari della «bicicletta dei record» con in sella un altro trentino: Francesco Moser, sceso in città, ieri mattina, non per conquistare il primato dell’ora, come accade esattamente qui, trent’anni fa, ma, da padre nobile del velodromo, per collaudare la nuova pista, ristrutturata come l’originale secondo i vincoli della Direzione generale per i Beni culturali, stabiliti nel 2013 e riguardanti l’intera architettura dell’impianto.
Lo «Sceriffo» ha compiuto qualche giro davanti ad alcuni pistard (e stayer), sotto gli occhi del rivale di sempre, Beppe Saronni, e di altri grandi del ciclismo, da Gianni Motta a Sante Gaiardoni. Pedalate incorniciate da poche ma mirate parole: «Ora l’impianto torni alla città — ha ribadito il terzo ciclista più vincente di sempre dopo Merckx e Van Looy, oggi 61enne — e sia riconsegnato agli appassionati, che dovranno poter avere accesso alla pista ciclabile, e al pubblico che aspetta gare dal respiro internazionale. Se il velodromo Vigorelli è salvo, lo si deve a tutti quelli che si sono opposti al progetto di demolizione».
Restauro conservativo
È il primo passo della restituzione alla città dello storico velodromo costruito nel 1935, teatro della famosa «Sei giorni» e prestato alla musica per numerosi storici concerti cittadini (tra cui Beatles e Led Zeppelin, Frank Zappa e Santana, Clash e Ramones, King Crimson e Dire Straits). I lavori — in carico all’impresa Faggion — sono iniziati a febbraio e si concluderanno per la metà di luglio, riguardando pista e coperture. Il legno per il percorso viene dalla Val di Fiemme, in un «gemellaggio» con la segheria Magnifica Comunità, che ha fornito i listelli di legno e che sta seguendo la crescita di un bosco di abeti rossi, chiamato appunto «Bosco Vigorelli», che servirà proprio per coprire le attuali esigenze e i futuri interventi. Poi toccherà al tetto dell’edificio.
Sotto ai grattacieli
«Il Vigorelli non è solo un impianto sportivo ma anche un pezzo della storia culturale di Milano — ha spiegato ieri mattina il responsabile delle opere pubbliche di CityLife, Roberto Russo, dato che la ristrutturazione rientra negli accordi con il Comune di Milano per la riqualificazione dell’area dell’ex fiera campionaria —. Costruire tre grattacieli che saranno un landmark della città, mantenendo l’attenzione a recuperare un gioiello dell’architettura sportiva italiana come il Vigorelli, dimostra quanto guardiamo avanti, senza dimenticare il passato». Un intervento di manutenzione ordinaria e straordinaria, come previsto dal piano urbanistico del progetto integrato da una delibera di giunta del 2014, dopo lo stop subito dal piano del restauro conservativo.
Intervento in tre passi
La seconda delle tre fasi dei lavori si concentrerà sul campo sportivo centrale all’aperto, ormai la «casa» del football americano à la meneghina, da ammodernare e rendere compatibile con le esigenze di spazi e prestazioni della pista. Cantieri «leggeri» al via entro l’anno e dalla durata prevista di poche settimane.
L’ultima tranche di interventi riguarderà invece gli interni dell’impianto sportivo, dalla ristrutturazione delle tribune che arriveranno a ospitare fino a sette mila persone al recupero degli spogliatoi, con un obiettivo principale: la razionalizzare gli spazi. Deadline per questi lavori: maggio del 2018, data in cui dovrà risorgere anche la storica Palestra Ravasio, sotto gli spalti. E dall’estate sarà di nuovo agibile.