«A Milano mi sono sentito a casa»
Bergoglio ringrazia per l’accoglienza con il «coeur in man». Sabato da record: 1,5 milioni di fedeli
«Mi sono sentito a casa». Ieri all’Angelus il Papa è ritornato sulla sua giornata milanese, ringraziando la città e l’arcivescovo. E anche il cardinale Scola traccia un bilancio della visita: «È fondamentale prendere sul serio il suo monito di praticare uno stile di relazione tra la Chiesa e la realtà civile che ridica il gusto e la gioia di costruire insieme».
«Vorrei ringraziare il cardinale arcivescovo e tutto il popolo milanese per la calorosa accoglienza di ieri. Veramente, veramente mi sono sentito a casa, e questo con tutti, credenti e non credenti. Vi ringrazio tanto cari milanesi e vi dirò una cosa. Ho costatato che è vero quello che si dice: “a Milan si riceve col coeur in man”. Grazie».
Dalla finestra di San Pietro, papa Francesco è tornato con queste parole durante i saluti successivi alla recita dell’Angelus — sulla giornata milanese di sabato. E nell’occasione ha voluto anche salutare «gli adolescenti del decanato Romana-Vittoria di Milano».
Insomma, il giorno dopo le intense 11 ore spese tra periferie, centro, carcere, folla nel parco e ragazzini allo stadio hanno avuto un’eco anche a Roma. Ma è a Milano che — comprensibilmente — il tour de force papale ha lasciato segni più marcati. L’arcivescovo Angelo Scola, ieri, ha tracciato un bilancio della visita. «Il milione di persone radunato per la messa a Monza, le oltre 500 mila nelle celebrazioni milanesi e lungo i 100 chilometri percorsi da papa Francesco nella sua giornata — osserva il cardinale — dicono dell’amore della gente per questo Pontefice». Quindi Scola, che nel conclave del 2013 era risultato il più votato concorrente del papa argentino, si sofferma sulla figura di Jorge Mario Bergoglio: «Il popolo lo vuole vedere perché riconosce in Francesco un uomo costruttivo, riuscito». E aggiunge: «Francesco comunica in termini estremamente familiari anche le realtà più importanti, come abbiamo ascoltato nelle sue 11 ore nelle terre ambrosiane».
L’arcivescovo sabato è rimasto costantemente accanto al Pontefice. E tra i due sono stati molti i gesti e le parole di stima e sostegno reciproco. E il giorno dopo Angelo Scola ripercorre i discorsi del Papa: «Mi rimane nel cuore il tema della gioia del Vangelo e di un ministero vissuto senza la pre-
occupazione dell’esito, integralmente affidato alla Provvidenza — dice a proposito dell’incontro con i religiosi in Duomo —. Il Santo Padre ha infatti attaccato quella rassegnazione che conduce all’accidia e quindi rende incapaci di trasmettere tale gioia. Nell’omelia della messa a Monza — aggiunge — ha affrontato il tema della speculazione, di quel modo che diventa strumentale e antisolidale, incapace di costruire comunione. Nel calorosissimo incontro con gli 80 mila di San Siro, oltre al dialogo serrato con i giovanissimi, ha enucleato in termini familiari ciò che può aiutare un ragazzo a crescere nella fede, sottolineando il ruolo dei nonni, l’importanza dell’ascolto dei figli da parte dei genitori, la solidarietà fra famiglie».
Il cardinale, che alla vigilia si era raccomandato a San Giuseppe per le condizioni meteo, trae anche una conclusione per la Chiesa milanese: una «nuova responsabilità — spiega — che deriva dalla provocazione così potente e universale che Francesco ci ha portato. Il popolo lo segue con entusiasmo perché lo capisce e gli vuole bene, sente che Francesco ne ha cura e ne è appassionato. È fondamentale prendere sul serio il suo monito di praticare uno stile di relazione tra la Chiesa e la realtà civile che ridica il gusto e la gioia di costruire insieme in una società che è in grande e turbolento cambiamento».