TEMPI, MODI E STRADE DA SEGUIRE
Sembra che tutto ritorni banale dopo un appuntamento come quello che Milano ha vissuto sabato. L’eco dei grandi atti offerti dal Papa resiste certo per la profondità e l’ampiezza dell’insegnamento, integrandosi però via via inevitabilmente nella quotidianità. Quella nostra quotidianità che Francesco ieri ha scosso — di nuovo— rimarcando l’empatia creatasi con la comunità ambrosiana e che al tempo stesso ha assunto e condiviso nella sua visita in puro stile meneghino. Dinamico, veloce, infaticabile. Un Papa con i ritmi della metropoli sempre protesa in avanti. E a lui Milano ha mostrato il suo lato migliore: ordinata, precisa, serena. Non un pezzo fuori posto nell’immenso puzzle dell’avvenimento, non una voce stonata, una lordura, un’intemperanza.
Eppure c’è una contraddizione nella perfetta identità tra il fare di Francesco e quello di Milano: è l’attenzione che il Pontefice ha fissato proprio su ciò che l’attiva metropoli spesso invece non scorge o dimentica. Le periferie, gli immigrati, le carceri, i giovani, le famiglie stesse. Realtà che nulla hanno a che fare con lo skyline a misura di futuro e col trendy fattosi culto. Ora, come è giusto, si allineano dichiarazioni, intenti, promesse e garanzie di chi è chiamato a guidare Milano e di chi può renderla migliore, più accogliente, vivibile, generosa. Non sono però più concesse titubanze né distinguo. Francesco ha indicato la strada, vedremo chi saprà tener fede al proprio: eccomi.