Pd a trazione renziana Oltre il 70% degli iscritti vota per l’ex premier
A Milano e provincia il 70 per cento degli iscritti del Pd sta con Matteo Renzi. È un dato che fa notizia, perché nella città più renziana d’Italia, i fan dell’ex premier, almeno tra i militanti del partito, sono in realtà storicamente minoranza. I numeri sono parziali, ma la tendenza, dicono, sia ormai incontrovertibile. Nei 57 congressi già celebrati (su 174) Andrea Orlando si ferma al 29 per cento e Michele Emiliano rimane inchiodato all’uno. Affluenza intorno al 66 per cento.
Dati tutt’altro che scontati e non solo per i precedenti. I consiglieri comunali, per dire, tifano in maggioranza per Orlando, così come molti parlamentari eletti sul territorio; persino Beppe Sala s’è tenuto lontano da endorsement in favore di «Matteo». Da ricordare che il partito milanese nel novembre del 2013 voltò le spalle all’allora Rottamatore. Gli iscritti, allo scorso congresso, si espressero invece in favore di Gianni Cuperlo, allora sfidante di Renzi. Quarantatré per cento a 41 in favore dell’esponente della sinistra interna con un lusinghiero 13 per cento finito al terzo competitor di allora: Pippo Civati. Un secolo fa.
Può esultare il segretario metropolitano, il renziano Pietro Bussolati: «Siamo soddisfatti dell’affluenza che è superiore a quella del 2013. Il risultato di Renzi è finora estremamente positivo, considerato che solo quattro anni fa prevaleva Cuperlo sia in città che nell’area metropolitana». Clamoroso poi il dato, in serata, degli otto circoli del centro storico, dove Renzi abbatte il muro dell’85 per cento.
Milano è diventata a tutti gli effetti renziana, anche nel Pd. «La nostra proposta politica vince il referendum e vince nel partito a distanza di pochissimo tempo», osserva Bussolati: «Perché Milano riconosce al Pd di essere il miglior interprete amministrativo e politico dei successi, delle sfide e delle trasformazioni che interessano la città».
Milano e la Lombardia stanno ora con Renzi. Ma quelli che stavano con «Matteo» fin dalla prima primaria hanno deciso di mettersi in proprio. Guai però a chiamarla corrente: la vocazione è maggioritaria, e i «Democratici lombardi per Renzi» vogliono appunto marcare una differenza rispetto al proliferare delle legioni di convertiti. C’è già un gruppo di lavoro incaricato di stendere un manifesto per ricordare le specificità del partito lombardo e intorno al quale si ritrovano, oltre allo stesso Bussolati, il segretario regionale Alessandro Alfieri, i parlamentari Roberto Cociancich e Angelo Senaldi, la consigliera del Pirellone Laura Barzaghi.