Profughi, riparte l’emergenza Stretta sui Comuni
Accoglienza, si punta a coinvolgere 50 sindaci
Aumentano gli arrivi di profughi all’hub di via Sammartini alla stazione Centrale. Il timore è che sia l’inizio di una nuova ondata, dopo i recenti sbarchi al Sud. Si fa più urgente chiudere l’accordo con i sindaci della provincia sul protocollo della prefettura per la ridistribuzione delle presenze. I Comuni hanno presentato una loro versione modificata del testo su cui ora si sta ragionando. L’obiettivo è ottenere entro fine aprile le firme di una cinquantina di municipi che finora non accoglievano migranti.
Notte tra mercoledì e giovedì. All’hub di via Sammartini gli operatori fanno i conti. I migranti accolti nella pancia della Stazione Centrale hanno sfondato quota trecento. Sono 326, per l’esattezza. Il registro del centro di prima accoglienza segnala 47 arrivi. La notte prima, le facce nuove erano state 17. E le caselle del «diario di bordo» dell’hub rimandano numeri inferiori a venti anche nei giorni precedenti.
«Sono tanti. Temo — ragiona Alberto Sinigallia, presidente di Arca, la onlus che gestisce lo spazio — che sia il primo riflesso del picco di sbarchi. Lo verificheremo nei prossimi giorni». Anche l’anno scorso gli arrivi s’impennarono ad aprile, per poi in estate mettere alle corde la rete dell’accoglienza. Rispetto ad allora, però, l’hub ha un doppio limite: da una parte, i 170 richiedenti asilo che diminuiscono il turn over nei posti letto; dall’altra, il tetto massimo fissato dall’Ats a circa 300 persone. «Se il flusso continua — avverte Sinigallia — bisognerà prendere una decisione: oltre non possiamo andare».
Sul tavolo della Prefettura c’è la riorganizzazione delle procedure dell’hub, e in generale di tutta la macchina creata per reggere l’onda d’urto degli arrivi. E qui siamo al secondo dossier: l’accoglienza diffusa. È la soluzione individuata da mesi per affrontare l’emergenza e sollevare in parte il capoluogo dal peso che regge (quasi) da solo. Ma vanno convinti i sindaci dell’hinterland. Le ultime «fotografie» dell’estate scorsa mostravano che su 134 Comuni della provincia, solo 40 ospitavano rifugiati. Da allora poco è cambiato.
Dopo mesi di pressione infruttuosa, l’ultimo tentativo è il protocollo proposto a inizio marzo dal prefetto Luciana Lamorgese. Si attendono le firme dei sindaci, che però tardano. Anche se negli ultimi giorni si è provato a recuperare un po’ del tempo perso. Le trattative si sono fatte più fitte. L’obiettivo è chiudere settimana prossima. Con il coinvolgimento (almeno queste sono le attese) di una cinquantina di sindaci, la metà dei circa cento senza migranti sul proprio territorio. Così da invitare a Milano, negli ultimissimi giorni di aprile, il ministro dell’Interno Marco Minniti per la firma ufficiale di un nuovo «Modello Milano» da esportazione.
La discussione ora è su una nuova versione del protocollo. I Comuni hanno infatti sollevato obiezioni che, anche grazie all’aiuto del Pd (che governa o è in maggioranza in gran parte dei Comuni), sono state raccolte in un documento modificato, consegnato settimana scorsa a Palazzo Diotti, che aumenta il controllo dei sindaci sull’accoglienza. Da quattro, le pagine sono diventate sei. Le modifiche si vedono: sono linee che «cancellano» parole e passaggi; e frasi e interi paragrafi evidenziati in giallo che «integrano» la prima versione. Alcuni esempi. È stato inserito il punto «9a» all’art. 1 in cui i Comuni si impegnano «a promuovere ogni iniziativa utile all’implementazione dell’impiego di richiedenti protezione internazionale, su base volontaria, in attività di utilità sociale in favore della collettività locale». E nell’art. 2 la Prefettura si impegna (nuovo punto 6) a «inviare preventivamente richiesta di assenso ai comuni sottoscrittori (...) nel caso in cui vengano individuate direttamente delle unità abitative» sul territorio. Ed escluderà dai bandi a caccia di posti letto i Comuni firmatari non più «gradualmente» ma da subito. Le quote saranno poi calcolate su base di «zona omogenea» (nuovo punto 2, art. 3) visto che città vicine stanno facendo rete per rispondere alle richieste.