Corriere della Sera (Milano)

Gli ottantamil­a vinili del signor Cavenaghi

Il milanese Marco Cavenaghi svela i segreti della sua preziosiss­ima collezione di black music domani in occasione del Record Store Day

- di Paolo Carnevale

Nonè un discografi­co, non è un musicista, non è un deejay, e nemmeno uno dei tanti negozianti che hanno chiuso bottega a causa del free download, ossia la musica gratuita scaricata dalla Rete. Eppure è sua la collezione di vinili di black music forse più completa d’Europa. Marco Cavenaghi, 66enne imprendito­re chimico milanese, conserva nel suo appartamen­to in zona San Siro ben 80 mila titoli di soul, funky, R&B, dance, la maggior parte rarità pubblicate in poche copie da etichette indipenden­ti. Dal suo immenso archivio sotterrane­o Cavenaghi, che sembra ancora emozionars­i come un bambino di fronte a un suo disco, estrae dal cellophane titoli noti solo agli appassiona­ti del genere, come «Flatfoot hustlin’» dei Sidewinder­s, «uno degli album — sottolinea — più rari della storia del funk». I 100 titoli più pregiati del suo archivio li ha elencati nel libro ufficiale del «Record Store Day» dal titolo «Soul Funky Passion», che presenterà domani da Reverend Shop.

In una classifica ideale, dove mette la sua collezione?

«Direi che a livello europeo è tra le più complete del suo genere. Nel mondo non credo. Nel 1985 ho conosciuto un giapponese che aveva 285 mila titoli. Io non ho mai puntato alla quantità per entrare nel guinness dei record, come ha fatto Zero Freitas, il brasiliano che ha raccolto milioni di 33 giri. Io seguo una filosofia ben precisa. Solo black music che mi piace».

Si ricorda il suo primo disco?

«Negli anni Sessanta “When a man loves a woman” di Percy Sledge, uno degli album più popolari e meno rari della storia della black music. All’inizio ero appassiona­to di beat italiano, poi quando andai in America, ho scoperto il soul. Ho iniziato con cassette copiate da cd presi a noleggio, poi con i primi soldi la faccenda si è fatta seria, investendo cifre importanti in quel periodo consideran­do che i vinili usati si compravano per 10 mila lire».

Ha stimato il valore della sua collezione?

«Non pensavo che alcuni Lp sarebbero potuti un giorno diventare delle gemme rare. Ba-

sti pensare che “Free and easy” di Lee Moore l’ho pagato 800 dollari e l’ho rivenduto a 3 mila. Oppure “Black-out new sounds of 70”, acquistato a 5 dollari, vale ora più di 3 mila euro. Io negli acquisti mi sono posto dei limiti. “Camille” di Prince, venduto a un’asta a 30 mila sterline, non lo avrei mai comprato. Non si può fare una stima complessiv­a perché si possono arrivare a pagare cifre folli per motivi passionali».

Con che criterio ha catalogato e conservato?

«Li ho ordinati negli scaffali seguendo l’ordine cronologic­o di acquisto. Il vinile è un materiale molto resistente: se tu lo metti in posizione verticale e lontano dal sole, in un ambiente a temperatur­a controllat­a, può resistere praticamen­te per sempre».

Il suo è un mercato di nicchia. Dove si rifornisce?

«Negli anni Ottanta ho vissuto vicino alle cascate del Niagara, e mi rifornivo direttamen­te nei negozi di Buffalo, Detroit, Chicago. A Milano c’erano la Goody Music di Jacques Fred Petrus, l’etichetta che lanciò Luther Vandross, il Bazar di Pippo Landro, Mariposa. Ora è rimasto solo Carù a Gallarate. Quando è arrivato il cd, il vinile è sparito dalla circolazio­ne, e ora mi fornisco soprattutt­o da Record Corner e Soul Brothers Records di Londra. E ovviamente su Ebay. Poi c’è anche Vinilmania, l’evento di riferiment­o in Italia».

In casa ho 80 mila titoli di soul, funky, R&B, la maggior parte sono rarità di etichette indie pubblicate in poche copie Seguo una filosofia ben precisa: solo musica che mi piace. Il mio primo acquisto è stato “When a man loves a woman”

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Ordinato Marco Cavenaghi, 66 anni, nel suo appartamen­to in zona San Siro. I suoi dischi sono ordinati negli scaffali seguendo l’ordine cronologic­o di acquisto e chiusi in buste di plastica. «Il vinile è un materiale molto resistente, se lo metti in posizione verticale, lontano dal sole, è eterno»

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