Nel misterioso mondo di Ben Rivers
Fra memoria e finzione; realtà e immaginazione; cinema e ricerca etnografica. A Ben Rivers, artista e filmmaker inglese classe 1972, piace attraversare i confini. Nel piccolo spazio dell’ Impluvium della Triennale (v.le Alemagna 6, fino al 28 maggio, ingresso libero), in occasione della sua prima personale in una istituzione pubblica italiana, ha portato «Phantoms»: tre brevi film che, intrecciati in un percorso circolare, danno vita a un dialogo sull’idea di collezione. Il primo video, «The shape of things», mostra oggetti provenienti dalla collezione etnologica dell’Harvard art museum accompagnati dalla voce del poeta americano William Bronk che legge un suo componimento. Da questa visione, si procede verso «Phantoms of a Libertine», ispirato a «Voyage on the North Sea» dell’artista belga Marcel Broodthaers dove, attraverso un album di viaggi, viene ricomposta una biografia di indizi misteriosi e onirici. Infine, con l’ultimo cortometraggio, «Things», la narrazione si sposta nel mondo dell’artista e nella sua casa dove si sovrappongono frammenti di immagini e suoni raccolti nel corso degli anni. Curata da Lucia Aspesi, la mostra richiede un grande contributo da parte del visitatore che deve interpretare, aggiungere, e cercare di entrare, senza chiavi e senza «indicazioni stradali», nel personalissimo e autoreferenziale mondo dell’artista. ( fr. bon.)