Corriere della Sera (Milano)

La corsa rosa a Milano Un amore che dura dal 1909

Finale in Duomo. Sala: deve arrivare sempre qui

- di Cristiano Gatti

Bisogna pedalare all’indietro, fino alla prima volta, per capire quanta Milano c’è nel Giro e quanto Giro c’è in Milano. Raccontano gli storici che quella del 1909 è un’Italia ancora povera, che lavora nei campi e si muove poco.

Il privilegio di mettere il naso fuori dalla porta non è di tutti, guarda caso di chi ha una bicicletta, la Rolls Royce del tempo. Sono loro, i nuovi equilibris­ti su due ruote, a permetters­i il gusto del viaggio e dell’avventura, anche solo nella provincia di confine. Dopo tutto, è la prima iniezione di velocità in un mondo realmente slow. In questo 1909 ne succedono di cose: Marconi vince il Nobel della fisica con il telegrafo senza fili, Marinetti pubblica su Le Figaro il Manifesto del Futurismo, Giolitti vince le elezioni. Gli italiani sono 34 milioni e le donne non possono votare: di fatto, il tre per cento della popolazion­e decide per tutti, in un periodo che tra l’altro vive le sue brave emergenze, per l’eruzione del Vesuvio nel 1906 e il terremoto del Natale 1908 a Messina e Reggio. Le strade sono quelle che sono: di terra e non sempre battuta. Nonostante questo, per il Paese girano già 600mila biciclette. Il ciclismo è sin dall’inizio una stella polare per la Gazzetta dello Sport, non ancora rosea. Il 24 agosto 1908 il direttore Eugenio Costamagna annuncia l’organizzaz­ione del primo Giro d’Italia per l’anno successivo. È l’incipit di un romanzo popolare senza fine, con una trama sconfinata e imprevedib­ile, zeppa di persone e di personaggi, di fatti e di misfatti, di bello e di brutto, perfetto specchio del Paese e in fondo della vita stessa. Si parte da Milano e si arriva a Milano, neanche a dirlo. È il 12 maggio 1909 quando si punzona e ufficialme­nte inizia il primo Giro. Le otto tappe devono toccare Bologna, Chieti, Napoli, Roma, Firenze, Genova, Torino e di nuovo Milano. La bandiera del via sventola che è ancora notte fonda, per la precisione alle 2.53, dal rondò di piazzale Loreto. Nel Paese si diffondono subito stupore e meraviglia. Per Ganna e per gli altri. Quei ragazzi in bici sono considerat­i degli eroi, magari non del tutto a posto di testa, ma certo mitici. Diciotto giorni dopo, l’arrivo a Milano. Consumati da 2.546 chilometri, si presentano solo in 49. La città è invasa da una folla incontenib­ile. I cavalli di 230 Lancieri di Novara sono irritati, scalciano e s’impennano. Una bestia colpisce addirittur­a un favorito, Rossignoli, abbattendo­lo. Nella volata vince Beni, davanti a Galetti e a Ganna, che così si porta a casa il primo Giro. Anche in questo caso, come già successo a Torino, gli organizzat­ori devono però tenere segreto il luogo dell’arrivo. Ordine pubblico. I più svegli scoprirann­o all’ultimo, come riporta il Corriere, che è fissato «sul viale di Musocco, nei pressi del ristorante Isolino…». La vera massa però è in attesa all’Arena, che il cronista definisce «una plaza de toros durante la corrida real». Alle tre e un quarto, il cannone spara. Sono arrivati. La folla esplode in un boato. Tutti vogliono sapere chi abbia vinto. La notizia arriva via telefono: Ganna. Ma lui quando arriva? Pochi minuti ed eccolo, con il suo leggendari­o numero 19. Il primo mito porta la bicicletta al controllo. Poi sale in macchina, con i fiori del vincitore, per fare il giro dell’Arena. È sfinito e imbalsamat­o di polvere. Attorno a lui la bella gente di una Milano festosa ed elegante, la Milano della Belle Époque. Il vincitore viene intervista­to sul traguardo. Gli chiedono come si senta. La riposta non esce dal galateo e non entra nella storia come il dato è tratto e obbedisco, ma resta una pietra miliare: «Me brüsa tanto el cü». Volti e parole di una memoria autenticam­ente pop. Cento volte dopo, il Giro li riporta a casa, sotto al Duomo. Il Giro torna nel cuore di Milano, Milano torna nel cuore del Giro.

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 ??  ?? Sotto le guglie Giro d’Italia 1976: Gimondi in azione nell’ultima tappa a Milano
Sotto le guglie Giro d’Italia 1976: Gimondi in azione nell’ultima tappa a Milano
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Fausto Coppi e Charly Gaul pedalano affiancati tra Milano e Alessandri­a al Giro del ’56
Gino Bartali all’edizione del 1937
La maglia rosa Felice Gimondi festeggia il terzo trionfo in...
Sopra, il vincitore del Giro 2012, Ryder Hesjedal in Duomo Fausto Coppi e Charly Gaul pedalano affiancati tra Milano e Alessandri­a al Giro del ’56 Gino Bartali all’edizione del 1937 La maglia rosa Felice Gimondi festeggia il terzo trionfo in...
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