«Un’importante conquista soprattutto quando avrò figli Mi evita tre ore di coda»
Roberta Cupri, Sea
La sede di lavoro di Roberta Cupri, 32 anni, è a Malpensa. Ma un giorno alla settimana la Sea, la sua azienda, le consente di spostarsi negli uffici di Linate, che sono «a otto minuti da dove abito». Oggi Roberta vive sola ma «in previsione di una famiglia aver conquistato il lavoro agile sarà ancora più importante». Otto minuti contro l’ora e mezzo al giorno, che può raddoppiare nei venerdì neri quando le tangenziali si caricano del traffico del weekend. Il direttore delle risorse umane di Sea, Massimiliano Crespi, precisa: «Abbiamo aderito all’iniziativa per lanciare qualcosa di nuovo, abbiamo creato due spazi di coworking a Linate e Malpensa, e diamo la possibilità per quattro giorni al mese di trasferirsi dove si è più comodi».
Introdurre il lavoro agile non è solo questione di tecnologia o aderenza al dato normativo, «ma richiede un salto culturale e non da poco — aggiunge Crespi —. Cambia il modello manageriale, che si concentra sui risultati piuttosto che sulla presenza al lavoro e si richiama la capacità di responsabilità e di autodeterminazione delle persone».
Aderire alla Settimana del lavoro agile è «anche occasione per cercare partner, mettere a confronto esperienze. Per esempio, a breve lanceremo un’altra iniziativa nell’ottica degli orari flessibili e creare un equilibrio vita-lavoro. Amplieremo cioè l’orario di ingresso che oggi è 8.30-9.30 fino alle 10.30 e così anche l’uscita alla sera». Sarà sperimentato in una giornata e «potenzialmente su 2.900 dipendenti potrà interessarne 700». L’azienda è concentrata da tempo su questo tema. «Abbiamo introdotto forme di lavoro agile anche per i nostri turnisti — conclude Crespi — che per esempio possono scambiarsi accedendo semplicemente alla nostra piattaforma Internet aziendale. Questa è una formula ritagliata su misura di chi non può lavorare da casa perché svolge un incarico che non può prescindere dalla presenza sul posto di lavoro».
Efficienza Più risultati e meno presenze Ma serve un salto culturale