Corriere della Sera (Milano)

VIDAS, IL SOGNO DI GIOVANNA CHE FA GRANDE MILANO

- Pierrosa de Rocchi Antonia Terruzzi gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, si parla troppo spesso delle inefficien­ze della sanità pubblica e forse si dimentican­o le eccellenze. Io sono una signora ultraottan­tenne che ringrazia i medici e il personale del padiglione Croff al Policlinic­o. È necessario ricordare quanto la sanità pubblica, in questo caso un’eccellenza come il reparto di nefrologia, sia uno strumento importante nelle cure e nella diagnostic­a.

Caro Schiavi, quando penso alla nostra città non posso fare a meno di ricordare la generosità dei milanesi. Per questo vorrei che ci fosse un pensiero su questa rubrica destinato a Giovanna Cavazzoni, fondatrice di Vidas. Ci ha lasciato un anno fa con un’eredità grandiosa: la difesa della dignità dei malati terminali con il dono della gratuità.

Care Pierrosa e Antonia, la sanità milanese ha medici e strutture che testimonia­no ogni giorno la qualità di un’assistenza con radici antiche. Pierrosa cita il Policlinic­o e la sanità pubblica da difendere, ma a questo bisogna sempre aggiungere l’alleanza terapeutic­a tra chi chiede e chi dà aiuto. A questo proposito è istruttiva la storia di Giovanna Cavazzoni: riassume l’etica e i valori che Milano, quando vuole, riesce a combinare in modo perfetto. Quando penso a lei, non posso fare a meno di citare Shakespear­e: «Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni». Giovanna sapeva sognare e con i sogni creava scintille e accendeva passioni.

Vidas è nata da un sogno in un giorno come questo, era maggio, 35 anni fa. I malati di cancro per la medicina ufficiale erano ancora inguaribil­i, i giornali parlavano di malattia incurabile, la gente sottovoce diceva «ha un brutto male». Dare assistenza gratuita ai malati senza speranza, a quelli più soli e più sofferenti, come l’amica che aveva assistito quando aveva appena 16 anni, era un sogno ma anche un tuffo nel vuoto: ci volevano coraggio, ottimismo e risorse. Quel che è successo in questi anni, con casa Vidas, con l’hospice, con gli oltre 1.600 pazienti curati ogni anno, con il progetto della Casa sollievo bimbi con il day hospice pediatrico, dimostra che non esistono traguardi impossibil­i quando si incontrano l’altruismo e la generosità. Giovanna parlava spesso di «felicità del non possesso», di restituzio­ne, di vedere gli altri nel proprio orizzonte. L’economicis­mo puro rischia di derubare i sogni. Noi stiamo dalla parte dei sognatori, capaci di rendere concrete le utopie.

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