I «fantasmi» in Centrale Ecco la nuova emergenza
Sono i profughi usciti dal sistema di accoglienza e sfuggiti ai controlli
Saidou Mamoud Diallo, l’uomo che ha accoltellato lunedì un agente in piazza Duca d’Aosta, è il prototipo della nuova sfida che Milano si ritroverà ad affrontare: maschio, originario di un Paese subsahariano, mai del tutto identificato, con una richiesta d’asilo presentata in un’altra città (nel caso specifico a Torino) successivamente bocciata, comparso qui all’improvviso solo con un sacco a pelo e il foglio di via in tasca. «È la grande emergenza dei prossimi anni, per tutto il Paese, non solo
Sinigallia Non temo tanto l’estate degli arrivi, quanto l’inverno dei “diniegati”: da ottobre sarà un problema garantire loro un posto letto
per Milano», è la previsione di Pierfrancesco Majorino, assessore comunale al Welfare.
La storia di Diallo è infatti la storia di tanti «fantasmi» che gravitano attorno alla Stazione Centrale, che rappresentano quella «zona grigia» denunciata più volte dallo stesso Majorino: persone che sfuggono o sono uscite dal sistema dell’accoglienza e che oggi, quando neanche i servizi per i senzatetto riescono a intercettarli per dar loro un letto, finiscono a dormire in strada, aggiungendosi a tossici, clochard e disperati che da sempre circondano questa come qualsiasi stazione. È una nuova fase che segue l’improvvisa ondata dei profughi siriani dell’estate del 2014; la lunga stagione dei transitanti che si fermavano giusto il tempo di riprendere fiato nel loro lungo viaggio verso il Nord Europa; l’impennata di migranti bloccati dalle frontiere sigillate e quindi costretti a fare richiesta d’asilo in Italia.
Il nuovo fenomeno ha tante sfaccettature. Nei dormitori o negli anfratti in strada, sotto lenzuola sudicie, sacchi a pelo e cartoni, dormono irregolari con sulle spalle un decreto d’espulsione mai eseguito e migranti che hanno presentato richiesta di protezione in altre città e che lì dovrebbero rimanere (pena l’annullamento della loro pratica) invece di contendere un angolo di marciapiede in via Vittor Pisani, nei giardinetti di piazza Luigi di Savoia, sotto il ponte pedonale lungo la Martesana. Un’altra categoria — sempre più marginale — è quella degli ultimi ostinati «transitanti» che provano a superare i controlli alle frontiere, spesso affidandosi ai trafficanti d’uomini. Ma anche quando ce la fanno, rimane il rischio di essere rispediti indietro: sono in crescita i «dublinanti», migranti identificati in Italia prima di andare oltreconfine, e che quindi per gli accordi di Dublino in Italia devono tornare. Infine, c’è l’altro gruppo in forte aumento: i «diniegati». Sono le persone a cui le commissioni territoriali hanno rifiutato l’asilo. Per loro le porte dei centri d’accoglienza si chiudo-
no con la consegna del foglio di via ma l’espulsione, il più delle volte, resta sulla carta. Basta guardare i numeri (in alcune province le bocciature sfiorano il 90 per cento) per intuire l’ondata in arrivo.
Alberto Sinigallia, presidente di Progetto Arca, si sbilancia: «Non temo tanto l’estate degli arrivi, quanto l’inverno dei diniegati. Da ottobre, con i primi freddi sarà un problema garantire loro un posto letto». Anche perché «noi diamo un tetto a tutti, però non tutti si fanno aiutare», sottolinea Majorino che prova a spiegare le origini del nuovo quadro in città: «È il risultato della legge Bossi-Fini che impedisce processi di regolarizzazione e generà clandestinità, degli accordi di Dublino, e del periodo di povertà. In futuro l’Italia si troverà decine di migliaia di irregolari da espellere. che non saranno espulsi se non cambiano le regole. Lo denunciamo da tempo ma il Viminale sembra far finta che il problema non ci sia».