Agente accoltellato «Tentato omicidio» Sala: accordi in Libia? Lascio spazio a Maroni
Niente ipotesi di terrorismo. Nessun legame tra il 31enne Saidou Mamoud Diallo e la jihad è emerso dalle prime indagini della polizia.
Anzi, quello del migrante proveniente dalla Guinea che lunedì ha aggredito con un coltello un poliziotto in stazione Centrale, appare sempre di più il profilo di uno sbandato, di un uomo solo e dalla vita particolarmente complicata. E la frase «voglio morire per Allah», pronunciata mentre Diallo veniva portato in Questura, è ritenuta da investigatori e inquirenti «un’espressione pronunciata da un uomo esagitato», senza alcun legame con il terrorismo.
Oggi il 31enne sarà interrogato dal gip Maria Vicidomini, che dovrà decidere sulla convalida dell’arresto e sulla richiesta del pm Paola Pirotta di applicare una misura cautelare in carcere per tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale. Diallo è anche indagato a piede libero per minacce perché, prima di essere fermato, aveva inveito mostrando l’arma agli autisti di un bus. Ieri il questore Marcello Cardona ha incontrato i poliziotti coinvolti nell’arresto del guineano e l’agente rimasto ferito. Solo il giubbotto antiproiettile ha evitato lesioni.
La vicenda dell’aggressione continua però ad agitare la politica. Ieri dalle pagine del Corriere, il governatore Roberto Maroni ha chiesto «un intervento dell’Onu per allestire campi di accoglienza direttamente in Libia» e di delegare alle Regioni progetti di aiuto nei Paesi di partenza, anziché farlo attraverso i Comuni.
Una proposta condivisa dal sindaco Beppe Sala: «Se la Regione vuole seriamente coordinare i gemellaggi con le municipalità della Libia non ho niente in contrario, se ha intenzione di farlo e di investirci gli lascio spazio». Per il sindaco «il tema non è certo di competizione tra Comune e Regione. Questa è probabilmente una piccola cosa nel grande problema delle migrazioni, però può essere utile».