Il sindaco Di Stefano strappa il progetto della maxi moschea Esulta il centrodestra
Sarà archiviato il progetto della moschea di Sesto San Giovanni, quella che avrebbe dovuto essere la più grande del Nord Italia e sulla cui costruzione si è giocata gran parte della campagna elettorale della primavera scorsa che ha visto la sconfitta del centrosinistra dopo 72. La giunta di centrodestra ha approvato ieri una delibera che può essere considerata il primo stop formale alla realizzazione. Motivazione addotta? Una serie di presunti inadempimenti da parte del Centro culturale islamico rispetto agli impegni previsti nelle convenzioni del 2013 e del 2015. «Mancanze gravi — ha spiegato il neosindaco Roberto Di Stefano (FI) — che hanno spinto la giunta a dare mandato agli uffici competenti di intraprendere azioni per le contestazioni di rito e successiva risoluzione della convenzione. Abbiamo fatto un importante passaggio di un percorso che porterà alla definitiva archiviazione del progetto: un impegno preso che intendo portare definitivamente a termine nei primi 100 giorno di governo». Cantano vittoria Matteo Salvini e Giorgia Meloni e Mariastella Gelmini. «Detto fatto. Con la Lega si cambia #stopinvasione». «FdI mantiene gli impegni» dice Meloni. «Iniziativa di buon senso» dice Gelmini. La delibera di ieri fa seguito al provvedimento con cui il Comune comunicava al Centro culturale islamico la decadenza dal titolo abilitativo alla costruzione della moschea. «Con il primo formale atto amministrativo di revoca del permesso edilizio viene, di fatto, fermata la costruzione dell’opera — spiega Antonio Lamiranda, assessore comunale all’Urbanistica — L’atto di indirizzo adottato dalla giunta, a fronte delle gravi violazioni di legge e contrattuali riscontrate, porterà inevitabilmente alla definitiva risoluzione della convenzione». Secondo il Comune gli inadempimenti riguardano: il mancato pagamento della somma di 320 mila euro (saldo del diritto di superficie, contributo per le opere aggiuntive, monetizzazione dei parcheggi; il mancato completamento della procedura di avvenuta bonifica; il mancato avvio della fase di realizzazione della struttura «Centro culturale islamico» il cui inizio lavori — in base al cronoprogramma — doveva avere corso a partire dal mese di settembre 2016. Si preannuncia una dura battaglia legale.