Trovato a rubare in una casa Georgiano espulso per 10 anni
Arrestato dai carabinieri. Il complice condannato resta in carcere
Questa volta il topo d’appartamento non tornerà in circolazione subito dopo essere stato pizzicato, pronto a svaligiare un’altra casa come se niente fosse ed alimentando una certa narrativa superficiale secondo la quale la polizia arresta, i giudici liberano. Dopo essere stato processato è stato immediatamente espulso e non potrà rientrare in Italia per i prossimi dieci anni.
Ad applicare la misura è stato il giudice Guido Salvini che ha condannato il ladro e il suo complice per tentativo di furto. I due sono stati arrestati il 9 agosto dai Carabinieri guidati in «remoto» dal proprietario dell’abitazione che si trova in via Ennio, una traversa di viale Umbria, il quale, pur essendo fuori, grazie a due telecamere di sorveglianza ad infrarossi equipaggiate con sensore di movimento, aveva ricevuto l’allarme e poteva vedere in diretta sul cellulare ciò che stava accadendo in casa. Mentre i due rovistavano negli armadi e nei cassetti, l’uomo aveva chiamato i Carabinieri guidandoli fin sulla soglia dell’ingresso.
Non c’era voluto molto ai militari per ammanettare i ladri, anche se uno di loro aveva tentato di bloccare la porta dall’interno e l’altro si era ingenuamente nascosto dietro quella della cucina. Si trattava di due georgiani, Leva Abramishvili, 33 anni, e Beka Chartolani, 25, irregolari, che per entrare avevano usato grimaldelli, chiavi false e attrezzi vari. Abramishvili era un pregiudicato con precedenti per furto, Chartolani era incensurato. «Denotano una consumata abilità a commettere reati» che sono «di assoluta gravità ed allarme sociale» e che «non fanno prevedere che possa essere concessa la sospensione condizionale della pena», aveva scritto il gip rinchiudendoli in carcere in attesa dell’udienza in Tribunale
Processati, i due hanno deciso di patteggiare per ottenere la riduzione di un terzo della pena. Di conseguenza, il
giudice monocratico Guido Salvini ha inflitto all’esperto Abramishvili due anni di reclusione mentre a Chartolani ha dato undici mesi. Il primo resta in carcere proprio a causa dei crimini passati, il secondo, invece, tornerà subito in Lituania. Il giudice, che nella sentenza ha scritto che i fatti di cui erano accusati sono «espressione di bande organizzate che operano stabilmente in Italia» e che sono responsabili di razzie in tutta Milano, non gli ha concesso la condizionale ed ha applicato l’articolo 16 del testo unico sull’immigrazione che prevede la sostituzione della detenzione con l’immediata espulsione con divieto di tornare per dieci anni. Sarebbe stato espulso anche se avesse ottenuto la condizionale, in questo caso per via «amministrativa», in pratica un ordine al quale in pochi obbediscono. Abramishvili, invece, sarebbe uscito dalla cella solo per salire su un aereo per la Georgia.