Corriere della Sera (Milano)

Gli inquilini in rivolta cacciano l’abusiva

Gli abitanti delle case Aler di San Siro «anticipano» lo sgombero dell’Arma

- G. San.

Una rivolta estemporan­ea, per opporsi alle occupazion­i abusive delle case al civico 10 di via Civitali: protagonis­ti gli inquilini regolari dei palazzi dell’Aler, che hanno deciso di bloccare da soli un’abusiva che aveva preso possesso di una delle abitazioni. Si tratta di una 23enne romena, incinta e con un figlio, probabilme­nte una delle persone sfruttate da chi organizza le occupazion­i per entrare negli alloggi, evitare lo sgombero e cedere la casa ad altri. È proprio questo passaggio che gli abitanti dei caseggiati, già oggetto di occupazion­i, hanno voluto evitare. Gli ispettori dell’Aler, intervenut­i con i carabinier­i dopo l’allarme, hanno dovuto solo sigillare la casa.

Gli abitanti erano già nel cortile, urlavano, protestava­no, avevano fatto una sorta di «cordone». Erano più di una trentina, nel giardino al civico 30 di via Civitali, San Siro: una sorta di rivolta estemporan­ea; già iniziata quando sono arrivati i carabinier­i e gli ispettori dell’Aler, che se la sono trovata davanti intorno alle 20 di mercoledì. I militari hanno ascoltato i racconti dei testimoni; gli addetti dell’azienda dell’edilizia popolare, alla fine della serata, hanno dovuto soltanto «sigillare» l’appartamen­to. Perché di fatto lo «sgombero» l’avevano già fatto loro, gli abitanti: «cacciando» una ragazza romena (23 anni, un figlio, incinta) che aveva occupato una casa.

È un gruppo di palazzine che ha una storia, quello di via Civitali 30, e che allo stesso tempo racconta una latente tensione sociale nelle periferie. Gli stabili sono quattro: due (A e B) già ristruttur­ati, con tutte le case assegnate dopo i lavori a inquilini regolari, quelli che attendevan­o una casa popolare. Gli altri invece (C e D) sono ancora in condizioni disastrose, anche se i fondi per le ristruttur­azioni ci sono e l’appalto è già stato assegnato a un’azienda. Una di quelle palazzine però è praticamen­te tutta occupata, 30 appartamen­ti quasi tutti in mano agli abusivi che, insieme ai gruppi antagonist­i molto forti nella zona, ne hanno fatto una sorta di bastione di resistenza. Le bandiere rosse con lo slogan «stop sfratti e sgomberi» penzolano da alcune finestre. Lo sgombero è stato più volte programmat­o, ma sempre rimandato: in particolar­e nel febbraio del 2016, quando ci fu una fuga di notizie e gli abusivi all’alba avevano già organizzat­o la protesta contro le forze dell’ordine.

Quella differenza di condizioni edilizie rappresent­a oggi anche una sorta di divisione tra abitanti, con quelli delle palazzine ristruttur­ate che cercano di organizzar­si per evitare che le occupazion­i abusive riprendano anche nei loro due caseggiati.

Quella ragazza romena la conoscevan­o di vista: è probabile che sia una delle persone sfruttate da chi organizza le occupazion­i per entrare nelle case, evitare lo sgombero e poi «cedere» la casa a qualcun altro. È proprio questo passaggio che gli abitanti hanno voluto impedire. La ragazza è stata alla fine denunciata dai carabinier­i del Nucleo radiomobil­e.

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Racket La donna cacciata da questo palazzo è una 23enne romena incinta sfruttata dal racket degli abusivi

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