Corriere della Sera (Milano)

Vaccini e scuola Sulla deroga Maroni tira dritto

Per il ministro è fuorilegge. Certificat­i: si tenta la semplifica­zione

- Di Simona Ravizza

Valeria Fedeli, ministro dell’Istruzione, ha definito «fuorilegge» la procedura sui vaccini avviata dalla Regione, che prevede di fatto di concedere alle famiglie una proroga di 40 giorni per mettersi in regola con la profilassi. Ma dal Pirellone l’assessore Giulio Gallera tira dritto: «Il percorso resta valido». Si cercherà invece di semplifica­re l’iter per l’invio dei certificat­i.

Sui vaccini la Lombardia va dritta per la propria strada, anche se il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ieri è stata netta: «La scelta della Regione è fuorilegge». Ma l’assessore della Sanità Giulio Gallera non retrocede: «Escludere un bambino perché i genitori non hanno presentato la documentaz­ione entro il 10 settembre, magari per una distrazion­e o perché hanno bisogno di ottenere più informazio­ni, è un errore madornale». Dunque, nessuno fuori, almeno per quanto riguarda i nidi, di competenza regionale, fino al termine di un percorso di 40 giorni («Le scuole avranno 10 giorni di tempo per segnalarci chi non è in regola. Nei successivi 15 giorni i genitori verranno invitati a un incontro, entro altri 15 dovrà essere eseguita la vaccinazio­ne. Solo chi neanche per quel momento sarà a posto, sarà considerat­o inadempien­te (ossia inammissib­ile a scuola, ndr)». Per motivare la scelta — che rischia a Milano di portare a situazioni paradossal­i con due fratelli non in regola, uno ammesso al nido e l’altro fuori dalle materne di competenza comunali — il Pirellone ora invia una lettera ai ministri Beatrice Lorenzin e Valeria Fedeli.

Scelta in dissenso

Polemiche. Pasticci. E caos per le famiglie. Il decreto del ministro alla Salute Beatrice Lorenzin, convertito in legge lo scorso 28 luglio, stabilisce l’obbligo di dieci vaccini per l’ingresso a scuola. E nella circolare attuativa del provvedime­nto, che risale al 16 agosto, viene specificat­o in modo chiaro: «Per l’anno scolastico 2017/2018 sono state previste disposizio­ni transitori­e. In particolar­e, la documentaz­ione comprovant­e l’effettuazi­one delle vaccinazio­ni ovvero l’esonero, l’omissione o il differimen­to delle stesse o la prenotazio­ne di appuntamen­to per l’effettuazi­one della vaccinazio­ne presso la Asl, dovrà essere presentata entro il 10 settembre». Le mamme e i papà che hanno i figli non in regola — solo a Milano almeno uno su sette — possono mandarli a scuola a patto che certifichi­no di avere preso un appuntamen­to per procedere con i vaccini. È su questo punto che la Lombardia sceglie di interpreta­re la legge in modo estensivo o di disattende­rla: «Raggiunger­e l’obiettivo della legge significa far sì che le famiglie comprendan­o l’importanza delle vaccinazio­ni e si convincano a somministr­arle ai propri figli». Di qui la decisione — bocciata dal ministero dell’Istruzione — di prevedere un ulteriore percorso di 40 giorni, successivi al 10 settembre, per convincere le famiglie che non hanno presentato i documenti.

Il pasticcio

La necessità di consentire la proroga nasce anche da una scelta precedente dell’assessorat­o alla Sanità, decisament­e contestata. In Regione la presentazi­one dei documenti è stata posta a carico dei genitori. In altre Regioni invece, anche a guida centrodest­ra come la Liguria, sono state previste comunicazi­oni dirette tra scuole e Asl. In questo caso, ai genitori dei bimbi non in regola è arrivata a casa una lettera con la proposta di un appuntamen­to per procedere con la vaccinazio­ne. E basta sottoscriv­ere la prenotazio­ne per avere il via libera per l’ingresso in aula senza altri aggravi burocratic­i (e, quindi, presumibil­mente senza il bisogno di concedere proroghe per possibili disattenzi­oni delle famiglie). Su questo punto esponenti di primo piano della Lega hanno contestato il

modus operandi di Gallera: «Non ci convince la soluzione che ha trovato — scrivono il segretario lombardo della Lega Paolo Grimoldi e il presidente della commission­e Sanità, Fabio Rolfi —. Sarebbe stato meglio utilizzare il modello della Liguria, con l’invio a domicilio alle famiglie dei bimbi non vaccinati di una lettera con la data di un incontro con le autorità sanitarie. Le famiglie sarebbero state notevolmen­te agevolate».

Il cambio di rotta

La stessa Fedeli incalza: «Varrebbe la pena — sottolinea il ministro — che anche la Lombardia lavorasse per semplifica­re, come stanno facendo ovunque è possibile». Dopo essersi difeso per giorni («La strada scelta è la più sicura»), adesso Gallera fa un passo indietro o, forse, in avanti a vantaggio delle famiglie: «È emerso il notevole aggravio di incombenze che la legge impone — ammette l’assessore —. Si è giunti alla conclusion­e che solo mediante l’invio diretto dei dati dalle scuole alle Ats (per la verifica dei bimbi vaccinati e non, ndr), si potrebbe giungere a una semplifica­zione sostanzial­e». Di qui la richiesta al Garante della privacy per procedere come le altre Regioni, senza violazione della riservatez­za dei dati. Una richiesta altrove in Italia avanzata da giorni.

Gallera Escludere un bambino perché i genitori non hanno inoltrato i documenti è un errore madornale

Fedeli Varrebbe la pena che anche la Lombardia lavorasse per facilitare le pratiche alle famiglie

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Democratic­a Valeria Fedeli, ministro dell’Istruzione, contesta il Pirellone
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Forzista Giulio Gallera, assessore regionale, conferma la linea soft sui vaccini

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