«Una sentenza doverosa La didattica resta di qualità»
«Èuna sentenza ovvia e doverosa: era già scritta». Elio Franzini, professore di Estetica e preside della facoltà di Lettere e Filosofia, non è affatto stupito della decisione del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso dell’Unione degli Universitari contro il numero chiuso alla Statale.
Perché?
«Per due motivi che sono presenti anche nel ricorso. Primo: c’è stata un’evidente violazione delle modalità di approvazione. Secondo: la legge 264 del 1999 dice che l’introduzione del numero programmato è legato al numero elevato di studenti in rapporto alla quantità di strutture di laboratorio e non dei docenti».
Quello dei tanti iscritti non è il caso della Statale?
«Non vorrei si enfatizzasse il numero. Io sono convinto che, malgrado la propaganda ideologica, non sia affatto vero che siano in aumento vorticoso. Anzi, credo che siano invece in diminuzione. Il motivo è che gli stessi studenti si sono iscritti a più di un test, proprio a causa del numero chiuso».
Lei si è subito schierato contro la decisione del Senato accademico. Ma senza uno sbarramento all’ingresso non si rischia di intaccare la qualità della didattica?
«È vero, sono contrario, ma non per motivi ideologici. E glielo dimostro subito: anch’io ho votato l’introduzione del numero programmato per Lingue, perché lì sì che c’era un problema con i laboratori. Sulla qualità, è tutto da dimostrare che prima non fosse elevata. Anzi, è una posizione che contesto: anche con i grandi numeri, la didattica è sempre stata ottima».
Ha parlato di evidente violazione delle modalità di approvazione. Perché?
«Perché è stato un voto palesemente irregolare. La mia è una contrarietà metodologica. C’erano 17 favorevoli e 17 tra contrari e astenuti. Per far passare il provvedimento servono 18 voti. Quello decisivo è stato espresso telefonicamente da una senatrice dal Brasile. Cosa non prevista dal regolamento del Senato. Inoltre è stata una decisione imposta, non concordata».
In che senso?
«La decisione non è passata dai dipartimenti, che non hanno neanche potuto votarla. È stato un provvedimento d’autorità, fatto male per di più, che è ancora più grave. Bisognava trovare una soluzione insieme: si può aumentare le docenze o prendere provvedimenti non coercitivi per limitare la didattica. Ad esempio test orientativi obbligatori ma non selettivi per assestare il numero di studenti e decidere un anno di transizione per vedere i risultati. Sarebbe stato doveroso. Mi auguro ora si segua questa strada».
Il dialogo Ignorati i dipartimenti. È stato un provvedimento d’autorità, fatto male per di più, che è ancora più grave. Serviva una soluzione condivisa