Corriere della Sera (Milano)

I Longobardi si riprendono Pavia

La capitale dell’antico regno celebra le sue radici con una mostra interattiv­a al Castello Visconteo Monili, armi, frammenti di marmi e codici miniati

- Francesca Bonazzoli

Alla fine, anche Pavia si è fatta avanti. Pur essendo stata la capitale del regno longobardo, finora ha mantenuto vivo quel suo frammento di dna soprattutt­o nella memoria perché di tracce storiche, visibili, ne ha invece conservate ben poche in confronto ad altri centri come Castelsepr­io, Brescia o Cividale del Friuli che hanno trovato modo di esibire il proprio passato barbaro. «A Pavia abbiamo avuto una straordina­ria stagione romanica che ha occultato i resti della presenza longobarda», spiega Susanna Zatti, direttore dei Musei civici. «E tuttavia se per

Corredi funerari Le maggiori notizie sul popolo ci giungono dai numerosi ritrovamen­ti tombali

esempio del palazzo di Desiderio rimangono solo tracce nella toponomast­ica, ci restano comunque tombe e frammenti lapidei di eccezional­e prestigio, degni appunto di una capitale».

Nasce così, dalla rivalutazi­one del patrimonio conservato in una sezione dei musei civici, l’idea di promuovere la mostra «Longobardi» visitabile da oggi nelle scuderie del Castello. Trecento pezzi (monili, armi, suppellett­ili, frammenti di marmi, codici) provenient­i da 80 musei e 58 corredi funerari per un totale di 32 siti longobardi rappresent­ati. «La caratteris­tica di questa esposizion­e — precisa la Zatti — è infatti quella di raccontare l’intera storia della Langobardi­a che si estendeva fino a Benevento il cui ducato sopravviss­e ben oltre la caduta del regno avvenuta nel 774 per mano di Carlo Magno». Dopo Pavia, la mostra andrà quindi al Museo archeologi­co nazionale di Napoli e infine all’Ermitage di San Pietroburg­o.

Dunque anche attraverso ologrammi, video e touchscree­n allestiti nella rinnovata sezione longobarda dei musei civici in cui si prolunga la visita, sarà possibile una corretta lettura dell’invasione che dilagò nella gran parte del territorio italiano, non soltanto al Nord. Un’intera popolazion­e di 150 mila individui e famiglie che si mosse dalla Pannonia, l’attuale Ungheria (ma le origini erano forse scandinave), alla conquista della penisola italiana, all’epoca era facile preda, estenuata com’era dal lungo conflitto fra Goti e Bizantini.

Divisa in otto sezioni che si sviluppano cronologic­amente, ognuna introdotta da un video, la mostra inizia col racconto della situazione dell’Italia prima della conquista. Illustra poi gli usi della sepoltura longobarda attraverso monili, armi e suppellett­ili raccolti in 58 corredi funerari esposti integralme­nte. Proprio dai ritrovamen­ti tombali ci giungono infatti le maggiori informazio­ni su un popolo che, quando arrivò in Italia, non conosceva ancora la scrittura (impression­erà soprattutt­o i bambini il grande scheletro di cavallo sepolto accanto a due cani). La terza sezione è dedicata all’economia che si sviluppò negli insediamen­ti grazie

Paragoni Fresco e vitale lo stile delle sculture, anche se barbaro per i raffinati parametri grecoroman­i

soprattutt­o all’allevament­o e alle colture. La sezione successiva, che indaga l’architettu­ra religiosa attraverso la scultura, è forse la più spettacola­re perché espone i pezzi più monumental­i: frammenti di marmi dove si apprezza uno stile artistico certamente barbaro per i raffinati parametri greco romani, ma fresco e vitale soprattutt­o nella rappresent­azione degli animali. Le ultime vetrine espositive sono dedicate alla scrittura: con le epigrafi marmoree e i codici redatti anche nei monasteri cattolici (con questi si chiude la mostra) a testimonia­nza dell’integrazio­ne avvenuta con i popoli dominati.

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 ??  ?? Pezzi scelti Collana con perle di vetro e pendente monetale della fine del VI secolo; gli scheletri di un cane e di un cavallo nella sezione dedicata alla sepoltura e sotto una brocca in ceramica del IX secolo
Pezzi scelti Collana con perle di vetro e pendente monetale della fine del VI secolo; gli scheletri di un cane e di un cavallo nella sezione dedicata alla sepoltura e sotto una brocca in ceramica del IX secolo
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Leggi e spade Il Codex Legum Langobardo­rum (Benevento, anno 1005), a sinistra spada con decorazion­i auree dalla tomba 1 di Nocera Umbra

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