Senti che ritmo il Medioevo
Da domani nel Canton Ticino la XXX edizione di «Cantar di pietre» Rassegna di musica antica dedicata ai santi, a partire da Ambrogio
Per assaporare l’arcaica bellezza e la sorprendente varietà del canto ambrosiano l’ideale è una puntata in Canton Ticino. Qui le chiese romaniche nascoste tra valli e pievi accolgono da domani al 21 ottobre «Cantar di Pietre». Il prestigio della rassegna di musica medievale è certificato dalla qualità degli esecutori e dalla ricchezza del cartellone; quest’anno il tema-titolo scelto dal direttore artistico Giovanni Conti è «Sancti»: «perché viviamo in un’epoca complicata e sento l’urgenza di guardare a persone certe che la realtà è positiva, capaci di affrontare le sfide poste dalla cronaca quotidiana. Testimone è la traduzione di martire e oggi più che mai abbiamo davanti agli occhi tanti martiri». «I santi nelle tradizioni popolari di Medioevo e Rinascimento» riecheggiano domani a Semione, con La Pifarescha ad antologizzare dal celebre «Llibre Vermell» i canti dei pellegrini che si recavano al monastero spagnolo di Monserrat. Spazio anche alla visione protestante: il 16 a Mesocco il coro tedesco Corde Sonore intonerà «Alles, was Heilig ist I Santi nella musica luterana».
Santo tra i santi sarà Ambrogio e il canto che la sua chiesa perpetua da 1.600 anni: essendo un repertorio liturgico la prima volta risuonerà durante la celebrazione eucaristica, una «Missa infra Vesperas» presieduta il 9 a Biasca dal vescovo di Lugano Valerio Lazzeri e accompagnata dall’ensemble Antiqua Laus. Il giorno dopo l’ensemble francese Organum porterà a Tesserete «Sant’Ambrogio e il suo canto», mentre il 23 a Cademario sarà lo stesso Conti a guidare il More antiquo nella «Laus Ambrosii». «Il legame tra Milano e il Ticino fu profondo non solo a livello politico ma anche religioso. Possiamo ricostruire la strada che l’ambrosianesimo percorse attraverso le nostre terre: arrivò a Tesserete influenzando il Malcantone, attraverso la Valle Capriasca salì a Biasca e da lì si diramò nelle Tre Valli, scese sul Maggiore virando infine verso la sponda piemontese del lago. Un viaggio raccontato anche dal canto, elemento essenziale della liturgia». Proprio il suo essere così radicato in un territorio preciso permise al canto ambrosiano di conservare pressoché inalterata la propria identità: «Vari furono i tentativi di assimilarlo alle consuetudini romane, ma tutti vani: a differenza del gregoriano, l’ambrosiano mantenne un andamento più arcaico e mediterraneo, udibile ad esempio nei vocalizzi ondeggianti e ripetitivi». Ne daranno saggio il More Antiquo e l’Antica Laus; «nel programma dell’Organum ascolteremo invece come il canto ambrosiano raccolse suggestioni e influenze eterogenee: Gallia e Spagna, Gerusalemme, Oriente greco e siriaco, la stessa Roma, ma le rimodellò secondo un proprio stile che non cambiò più. Per questo ancor oggi il repertorio ambrosiano conserva brani risalenti ai primi secoli del cristianesimo: musiche tra le più antiche d’Europa oggi documentate».