Corriere della Sera (Milano)

Una strategia oltre i «jersey»

Il Comune sonda il mercato. Maran: per tutto il 2017 resterà comunque il cemento

- Lio

L’alternativ­a ai jersey c’è. Il Comune ha raccolto l’appello: garantire la sicurezza, ma provare a salvaguard­are anche l’aspetto estetico di Milano. L’assessore Maran: valutiamo altre soluzioni.

La foto sequenza è impression­ante: il tir corre verso l’ostacolo; lo urta a una velocità che varia a seconda delle prove tra i 50 e gli 80 chilometri orari; il muso del camion si accartocci­a; la barriera regge l’impatto e il mezzo sembra quasi disintegra­rsi.

Di fronte alla minaccia di un attacco in stile Barcellona o Nizza, l’alternativ­a agli orrendi jersey c’è. Protezione e design, insieme si può. La soluzione, in questo caso, è di un’azienda inglese, in cui si sono imbattuti i tecnici di Palazzo Marino nel corso della panoramica sulle diverse opzioni usate in varie città del mondo, avviata all’indomani dell’attentato sulle Ramblas del 17 agosto. Il Comune ha infatti raccolto l’appello lanciato da archistar e cittadini: garantire la sicurezza, ma provare a salvaguard­are anche l’aspetto estetico degli scorci più belli di Milano. Finora la ricerca ha prodotto risultati solo oltreconfi­ne, dove le aziende sembrano essere state più pronte a raccoglier­e la sfida di studiare prodotti gradevoli all’occhio ma soprattutt­o in grado di fermare un’auto o un mezzo pesante lanciati contro passanti e turisti.

Il sistema in questione si basa su piloni d’acciaio rinforzati: sono l’anima di tutto un portfolio di soluzioni che strizza l’occhio anche al look e ai designer. Perché oltre alla versione classica, il paletto (in due differenti versioni: con fondamenta di un metro o con ancoraggi più corti per salvaguard­are l’eventuale presenza di sottoservi­zi o stazioni della metropolit­ana) può essere «rivestito» con poliuretan­o per dargli le più svariate forme, senza sacrificar­ne le prestazion­i in fatto di resistenza agli urti, oppure abbinarsi a un cestino dei rifiuti, o ancora può essere ad esempio «affogato» in speciali vasi di diverse forme e materiali (dal granito al legno). Ma il ventaglio di opportunit­à è ampio: per sposare protezione e arredo urbano, il marchio inglese ha anche sviluppato speciali panchine antisfonda­mento altrettant­o efficaci.

È un esempio di quanto offre oggi il mercato estero. Perché in Italia, finora, Palazzo Marino non ha trovato nulla che offra altrettant­e garanzie: le barriere in cemento armato rimangono l’opzione principale. E nessuna azienda si è fatta avanti anche dopo l’avvio della discussion­e pubblica sul tema. Tantomeno ne offre il Mepa, il mercato elettronic­o delle pubbliche amministra­zioni, che permettere­bbe per di più di tagliare i tempi delle forniture perché non servirebbe il passaggio per la gara pubblica. Tanto che Pierfrance­sco Maran, assessore all’Arredo urbano ammette: «I jersey li vedremo ancora a lungo, almeno per tutto il resto del 2017». E spiega: «Stiamo analizzand­o quanto si sta facendo in questo campo all’estero e vogliamo vedere se il mercato italiano di questi prodotti avrà un’evoluzione. Perché condividia­mo la grande richiesta di avere soluzioni di design, ma la priorità deve essere sulla garanzia di sicurezza».

E mentre Palazzo Marino prende in esame le soluzioni più evolute dal punto di vista dell’estetica, prosegue la posa dei jersey classici: ieri è stata la volta di Brera. In quale modo «sigillare» gli ingressi nello storico quartiere degli artisti era stato stabilito nei sopralluog­hi: il cemento armato costringe da via Brera a girare in via Fiori Oscuri, dove altri due piccoli jersey devono rallentare le vetture. Inoltre, tre metri di barriera anti-camion sbarrerann­o qualsiasi svolta da via Pontaccio in via Brera (i paletti già presenti non sono stati considerat­i adeguati).

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Ultimi arrivati In via Brera i jersey di cemento a tutela dei pedoni sono comparsi ieri

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