Festa del Sacrificio, da Cantù a Sesto la sfida ai divieti
La diffida del Comune non ha fermato la preghiera della comunità islamica per la Festa del Sacrificio. Oltre 500 musulmani si sono riuniti ieri in un capannone di Cantù, di proprietà dell’Associazione Assalam, per celebrare la ricorrenza nonostante il divieto esplicito dell’amministrazione ad utilizzare la struttura come moschea. «È una sfida alle istituzioni locali e nazionali», attacca la Lega. L’associazione culturale islamica ha acquistato il capannone che non è adibito a luogo di culto. Da tempo la struttura viene comunque utilizzata anche per la preghiera. In vista della Festa del Sacrificio, la giunta, guidata dal leghista Edgardo Arosio, ha firmato un «Atto di intimazione e diffida», vietando all’associazione di utilizzare la struttura come moschea. Attorno alle 7, i fedeli musulmani si sono comunque riuniti, per accogliere tutti è stato installato anche un tendone all’esterno (sopra, nella foto). Durissima la reazione della Lega: «Un atto grave senza precedenti che certifica il loro disprezzo per le nostre leggi e la loro incapacità di convivere e integrarsi con la comunità che li ospita — ha commentato il parlamentare del Carroccio Nicola Molteni —. Oggi si è sacrificato sul loro altare di preghiera la legalità, il nostro diritto e il rispetto delle regole». L’episodio sarà segnalato alla procura. Polemiche anche in provincia di Milano, a Sesto San Giovanni, dove l’amministrazione comunale ha negato l’uso del palazzetto per la Festa del Sacrificio. Boubakeur Gueddouda, presidente del centro di cultura islamica Moschea ha commentato: «Sono ormai 20 anni che si celebra a Sesto, in un clima di festa e gioia, senza alcun problema. Quest’anno, però gli oltre 5.000 cittadini sestesi di fede islamica sono stati privati della gioia di quest’occasione». «La festa si è comunque tenuta nella struttura del centro islamico sestese. Smentiti tutti coloro che hanno detto che avevamo vietato il diritto di culto», ha risposto il sindaco di Sesto Roberto Di Stefano. A Milano, centinaia di musulmani si sono riuniti si sono riuniti in via Cavalcanti «senza autorizzazione», denuncia Silvia sardone, consigliere comunale di Forza Italia