Corriere della Sera (Milano)

L’IRONIA CHE LIBERA LA MENTE

- Di Giangiacom­o Schiavi

Uno slogan scaramanti­co per cancellare la vergogna di vivere sotto il cielo della demenza e scusare gli assenti impossibil­itati ad essere se stessi: chi non c’è, c’è. E un gigantesco abbraccio a familiari e associazio­ni che fanno del coraggio l’antidoto più forte all’isolamento e alla solitudine, perché con i buchi della memoria si perde il dove, il come e il quando e comincia una dolorosa ritirata dal mondo. Ma anche un applauso a chi ha coltivato la folle idea di fare della malattia un intratteni­mento con un titolo dissacrant­e e provocator­io: Alzheimer fest. Non è facile far uscire dal silenzio migliaia di reduci da una guerra persa, ma a Gavirate, sul lago di Varese, ci sono riusciti. Con l’ironia, la cultura, la musica, il teatro, la solidariet­à e la buona medicina è caduto un muro. Il muro della disattenzi­one nei confronti di un’emergenza chiamata deficit cognitivo, troppo spesso confinata nell’ambito della famiglia da un servizio sanitario distratto e disattento al territorio, dove i medici di famiglia sono diventati compilator­i di ricette. Può essere una svolta, Alzheimer fest, nato dalla passione civile del giornalist­a del Corriere Michele Farina e dalla competenza di Marco Trabucchi, presidente dell’associazio­ne italiana di psicogeria­tria: finalmente emerge il reticolo di associazio­ni che si danno da fare per limitare i danni sostenendo la nascita di strutture idonee, che non ci sono o sono ancora troppo poche.

E finalmente la scienza ammette che la guerra in corso è ancora lunga, i farmaci non sono la cura, la pallottola magica contro mr. Alzheimer non è stata trovata. Si può però rimuovere l’ostacolo dell’accettazio­ne, superare un disagio che ricorda quello con cui in passato venivano trattati i malati di cancro, colpiti, si diceva, da un «brutto male». Ha valore quel che si sente girando tra gli stand, partecipan­do alle discussion­i, agli spettacoli teatrali e ai laboratori creativi: è un sentimento forte, fatto di attenzione verso l’altro e la sua diversità, denso di umanità e di amore. L’umanita di Antonio, il cui Alzheimer era stato scambiato per depression­e e oggi è diventato riferiment­o per altri, continuand­o a lottare. E l’amore di Andrea, marito a fianco della moglie malata, che trova anche nella disperazio­ne la forza di dire: «Odio la malattia, ma amo ancora di più mia moglie». È noto che molto della spesa sanitaria, in Italia e anche in Lombardia, viene sprecato per duplicazio­ni, ipertratta­menti, eccessiva burocrazia. Ma ci sono persone e medici che combattono una dura battaglia, contro il tradimento del cervello e del corpo. È giusto ricordarlo.

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