Corriere della Sera (Milano)

Numero chiuso «Grottesco No, necessario»

Il rettore della Bicocca è favorevole

- Di Marco Cremonesi

Mentre il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli si dice «pronta a modificare il decreto» e sottolinea la necessità di «aprire le università», prosegue il dibattito sui test d’ingresso alle facoltà umanistich­e. Favorevole il rettore della Bicocca Cristina Messa, critico e duro lo scrittore e prof Stefano Zecchi, che dice: «È grottesco».

«Ci vorrebbe una discussion­e seria e onesta. Un dibattito che chiarisca una volta per tutte quello che vogliamo. Altrimenti, ogni volta si ricomincia. Oppure, decidono i tribunali volta per volta». Cristina Messa è il rettore della Bicocca. Un’università in cui oggi quasi il 60% dei corsi è a numero chiuso. O meglio, «numero programmat­o».

Che cosa deve chiarire la discussion­e?

«Io credo che viviamo una schizofren­ia di fondo. Diciamo che è necessario rispettare il diritto allo studio, ed è vero. Diciamo che l’università debba assecondar­e le vocazioni e le scelte di ciascuno. E anche che le facoltà umanistich­e sono altrettant­o importanti di qualsiasi altra. Ed è vero».

E dunque?

«Poi, da una parte non abbiamo un numero di docenti adeguati. E attenzione: se non li hai devi chiudere i corsi. Dall’altra, nelle facoltà umanistich­e abbiamo i livelli più alti al mondo di abbandoni. Livelli che a volte superano il 40% degli vogliamo. Perché ci sono parecchie altre possibilit­à in campo».

La decimazion­e degli studenti?

«Anche. C’è anche chi pensa un sistema in cui non esiste il fuori corso. Se dopo un anno sei in ritardo, sei fuori. Se a un esame sei bocciato due volte, sei fuori. Vogliamo questo? Io non credo. Ma è però evidente che l’università non può essere un parcheggio».

C’è infatti chi propone una selezione durissima il primo anno.

«Certo, a medicina questo tema è ricorrente. Ma la verità è che comunque non abbiamo gli spazi né i docenti. Anche perché non si deve credere che la selezione non richieda un impegno importante. Non è che puoi pensare di fare i corsi via internet e poi fare una strage agli esami. Ma davvero, io non voglio dire se sia necessario selezionar­e prima o dopo. Io vorrei che su questi temi arrivasse il momento di una discussion­e aperta».

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