Corriere della Sera (Milano)

Periodi più brevi per gli ospiti e grande ricorso alle badanti

- S.Rav.

«Negli ultimi anni è cambiato in modo drastico il profilo degli anziani ricoverati nelle case di riposo». Francesco Longo, direttore del Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale del Cergas (Università Bocconi), non ha dubbi.

In che cosa consistono i cambiament­i?

«Rispetto al 2010 gli anziani vengono ricoverati nelle residenze sanitarie assistenzi­ali (Rsa) in condizioni cliniche peggiori, per periodi più brevi e con un tasso di mortalità molto più alto che in passato».

Il motivo?

«Le famiglie milanesi optano per il ricovero quando le condizioni cliniche e di salute rendono impossibil­e la permanenza a casa. Questo è spiegabile sia per gli alti costi delle Rsa sia per la diffusa preferenza dell’abitazione come luogo di cura. Da qui l’esplosione del fenomeno delle badanti: le famiglie spesso si rivolgono alle case di riposo solo quando non bastano più neppure due assistenti domiciliar­i».

Quali dati documentan­o il cambio di abitudini?

«Dalle ricerche condotte dal Cergas nel 2017, su statistich­e del 2015, risulta che chi fa ricoverare gli anziani nelle Rsa principalm­ente è l’ospedale. È da qui che talvolta arriva anche il 90% degli ospiti».

Gli anziani arrivano in condizioni critiche.

« Il tasso di mortalità è nettamente più alto nei primi 90 giorni nella Rsa».

Ci sono ricoveri spot per permettere all’anziano di rimettersi e tornare a casa?

«Nel 2010 i ricoveri temporanei, per brevi periodi, spesso dopo gravi episodi clinici o post operatori, erano il 10% del totale. Oggi sono al 50%».

Quanto incidono i problemi comportame­ntali, conseguent­i alla demenza senile?

«Nel 2010 gli ospiti con problemi di demenza e comportame­ntali erano il 50%, oggi sono il 75%».

Quanto è diffuso a Milano il fenomeno delle badanti?

«In città ha dimensioni notevoli. La stima è di 32 mila. Gli anziani potenzialm­ente non autosuffic­ienti sono 35 mila. Vuole dire che l’incidenza è di 91 badanti ogni 100 abitanti over 75 non autosuffic­ienti».

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