Corriere della Sera (Milano)

«A Lettere e Filosofia tetto grottesco»

L’accademico e scrittore è contrario

- M. Cre.

«Sono contrariss­imo al numero chiuso. Serve soltanto a far lavorare meno i professori. A maggior ragione in facoltà come Lettere e Filosofia, in cui il tetto è al limiti del grottesco». E dunque: «Sono contrario anche ai test d’ingresso». Stefano Zecchi dopo una vita ida professore di Estetica in Statale oggi ha organizzat­o Luxus, un’esposizion­e alla Biennale di Venezia.

Perché è contrario?

«I test il più delle volte sono fatti in modo demenziale. Gli studenti ne fanno parecchi e vanno dove li superano. Ma non è detto che se uno non passa il test di medicina sarà un buon architetto».

Un eccesso di studenti non si ripercuote sulla qualità?

«Il vero problema non è affatto il numero degli iscritti. Prenda le statistich­e e vedrà che siamo il fanalino di coda dell’Europa e certamente delle nazioni che contano. E infatti siamo tra gli ultimi anche quanto a laureati».

Perché dà la colpa ai professori?

«Perché sono loro che dovrebbero organizzar­e l’accoglienz­a all’università, loro dovrebbero rendere l’università più aperta. Loro che dovrebbero darsi una spolverata di umiltà. L’esatto contrario di quello che fanno».

Ma come potrebbero i professori svolgere anche quei compiti?

«Ascoltando le esigenze studentesc­he, cercando di capire davvero i talenti e le esperienze. In molti paesi il primo anno è quello dell’orientamen­to. Poi, si applica la selezione dove serve».

Un’impostazio­ne del genere non richiede un gran numero di professori?

«Anche. In università ci sono buchi di organico spaventosi. Però, bisognereb­be capire come riorganizz­are il lavoro nelle università. Non limitarsi a dire “si chiude”. Credo che il lavoro del professore universita­rio sia quello che è cambiato di meno negli ultimi decenni. E invece il sistema didattico dovrebbe essere completame­nte cambiato. E dire che basterebbe, con umiltà, copiare dall’estero. È vero, però, che la selezione e l’avviamento dovrebbero partire prima dell’università». Alle superiori?

«Certo. E anche dalle medie. È stato giusto abolire la differenzi­azione degli sbocchi universita­ri per le scuole superiori. Ma ci sarebbero voluti percorsi alternativ­i credibili. Un sistema che fornisce una buona base formativa alle medie, e poi superiori che non dimentichi­no le grandi profession­alità artigianal­i e tecniche, con uno sforzo vero di orientamen­to degli studenti. Al termine del percorso, c’era un esame di maturità che non era una cosa ridicola come quella di oggi. E invece, abbiamo creato un sistema in cui conta soltanto la laurea. Proprio quando la laurea conta meno». Perché la laurea conta meno?

«Non lo dico per denigrare la laurea, voglio soltanto ricordare che oggi l’alta formazione non è più prerogativ­a esclusiva delle università come sempre è stato nel passato. Del resto, un tempo l’università era il luogo di formazione delle elite culturali, sociali e politiche di un Paese. Oggi non lo è più».

Il ministro Fedeli Pronti a cambiare il decreto, l’obiettivo è allargare e non chiudere gli atenei

 ??  ??
 ??  ?? Stefano Zecchi «Queste prove sono demenziali, servono solo a fare lavorare meno i professori, applichiam­o la selezione dove serve»
Stefano Zecchi «Queste prove sono demenziali, servono solo a fare lavorare meno i professori, applichiam­o la selezione dove serve»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy