Corriere della Sera (Milano)

«Mio fratello avvelenato e rapinato Era il suo primo viaggio in Asia»

- Salvatore Riggio

La voce è disperata, ma Salvatore Di Gioia, fratello di Gianluca, il turista italiano in coma al Bangkok Hospital di Udon Thani (Thailandia), non perde le speranze. «Soltanto lui sa davvero come sono andate le cose, ma ora purtroppo non può raccontarc­ele». Il 36enne di Venegono Inferiore, Varese, ma originario di Caltavutur­o, in provincia di Palermo, lotta tra la vita e la morte dopo essere stato avvelenato e rapinato. Da chi non si sa ancora. Era in viaggio da solo e sono ancora molti i lati oscuri di questa vicenda. Per riportarlo in Italia ci vogliono 100 mila euro per il trasporto aereo. Per lui si sono già mobilitati parenti, amici e il comune siciliano con una raccolta fondi per poter sostenere il viaggio e le costosissi­me spese mediche.

Che cosa è successo a suo fratello?

«Nel tardo pomeriggio del 24 agosto i carabinier­i di Tradate ci hanno comunicato che mio fratello si trovava in condizioni gravi per un edema polmonare».

Dove si trovava Gianluca?

«In Laos, è il suo primo viaggio in Asia».

Lei come si è attivato?

«Ho chiamato il numero d’emergenza dell’ambasciata e loro ci hanno consigliat­o di trasferirl­o da Vientiane, capitale del Laos, in Thailandia. Questo perché ci hanno detto che gli ospedali sono migliori. Noi abbiamo dato il benestare. Purtroppo c’erano di mezzo il sabato e la domenica e il mondo si ferma».

Si arriva a lunedì 28 agosto.

«Ho fatto subito un bonifico perché se non avessimo pagato l’ospedale di Vientiane e l’ambulanza che lo andava prendere, più almeno due giorni di degenza presso l’ospedale di Udon Thani, non si sarebbero mai mossi».

Lei quando è partito?

«Martedì 29 agosto io e mia madre siamo partiti da Malpensa e arrivati a Bangkok. Abbiamo avuto un colloquio con il segretario dell’ambasciata, che tra le altre cose ci ha aiutato a prenotare il volo fino a Udon Thani».

In Italia gli amici di suo fratello si sono subito attivati per una raccolta fondi.

«Sì, il suo caro amico Luca ha aperto una pagina Facebook. Questi soldi servono per riportarlo a casa e per le cure mediche nell’ospedale thailandes­e. Al giorno costa 2.000-2.500 euro, esclusi eventuali extra».

Come sta Gianluca?

«È in coma. Ha picchiato fortemente la testa, dopo essere caduto a terra. Quel giorno pioveva, ha preso freddo. È stato lasciato sotto la pioggia, tutto bagnato e soccorso dopo molte ore. Si è preso una polmonite e un edema polmonare. I dottori dicono che ci sono dei micro migliorame­nti, hanno provveduto a dargli un farmaco per il risveglio, ma non possono dargliene più per non peggiorare la sua situazione».

I medici si sono fatti un’idea di quello che potrebbe essere successo?

«Ci hanno detto che è stato avvelenato».

Dopo essere svenuto, Gianluca è stato rapinato?

«Sì, mancano carta di credito, soldi e il cellulare».

Anche picchiato?

«Assolutame­nte no. Ci tengo a precisarlo. Non ci sono segni di lesione. Non è stato malmenato, è solo stato avvelenato».

Le hanno dato delle tempistich­e sul rientro in Italia di suo fratello?

«Domani si saprà qualcosa. Voglio dire una cosa molto importante: riportiamo a casa Gianluca. Ho fiducia nelle istituzion­i».

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L’ultima foto Gianluca Di Gioia durante il viaggio in Asia

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