Corriere della Sera (Milano)

Sala ricorda il generale Dalla Chiesa «Qui non è mai stato un uomo solo»

E sulla sicurezza in città: già sistemati cento jersey. Il destino della Montello

- G. San.

C’è il sole in piazza Diaz, alle 11 e mezza di ieri, quando il sindaco Giuseppe Sala si avvicina alle corone di fiori appena sistemate. Accanto al sindaco, il generale di corpo d’armata Riccardo Amato, comandante interregio­nale dei carabinier­i «Pastrengo». Il «silenzio» viene suonato per ricordare i 35 anni dall’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia a Palermo il 3 settembre 1982. «Del suo lavoro è rimasto molto qui a Milano», riflette il sindaco dopo la cerimonia. Dalla Chiesa lavorò in città in tre diversi periodi della sua carriera. «Spesso abbiamo letto che era un uomo solo, rispetto alle istituzion­i, ma certamente a Milano non lo era — riflette Sala —. Aveva una squadra forte, ha lasciato molto in termini di insegnamen­to». Col passare dei decenni è rimasta solo la macro categoria della minaccia di allora, il terrorismo: che è però del tutto diverso rispetto a quello brigatista sconfitto dal generale. I simboli attuali sono quelle barriere di cemento armato che circondano piazza del Duomo, per impedire gli investimen­ti di massa rivendicat­i dall’Isis come quelli di Berlino, Londra e Barcellona. Da quelle barriere intorno a piazza del Duomo riprende la riflession­e del sindaco.

«A Milano sono stati già sistemati circa cento jersey — spiega Sala — probabilme­nte ne servirà ancora qualcuno, anche se non credo molti, perché il grosso è stato messo. Possono anche non essere jersey, ma cerchiamo comunque sistemi che garantisca­no la sicurezza, vanno bene anche le grandi fioriere purché, all’interno abbiano un’anima forte. Stiamo facendo approfondi­menti su diverse possibilit­à. Ho chiesto anche all’assessore Pierfrance­sco Maran di verificare cosa sia disponibil­e a livello internazio­nale. Decideremo come fare, ma prima viene la sicurezza e poi l’abbellimen­to di questi sistemi di protezione».

Oltre che alle «difese passive», su cui lavorare già nei prossimi giorni con la questura e la prefettura, in autunno Palazzo Marino dovrà però gestire un altro tema chiave. Si parte da una scadenza: entro la fine dell’anno la caserma «Montello» non potrà più essere un centro d’accoglienz­a per richiedent­i asilo, la struttura andrà restituita per poterla trasformar­e in «cittadella della polizia». Milano dovrà dunque trovare nuovi spazi, una ricerca che si inserisce nel più ampio dibattito nazionale sull’uso delle strutture militari dismesse (il passaggio di sei caserme ad «uso sociale» è stato già deciso a Roma). «Le caserme sono un patrimonio da utilizzare — ragiona il sindaco — tenendo anche conto che è comunque un errore lasciare gli immobili vuoti per tanto tempo».

Secondo Sala «va bene l’utilizzo transitori­o di strutture di quel genere — come è stato per la Montello —, ma è d’altra parte necessario avere un’idea dell’utilizzo finale, un progetto più a lunga scadenza. A Milano anche il Comune ha tanto patrimonio non utilizzato. Certamente, uno dei temi di questo autunno sarà ragionare sul post-Montello, perché c’è un impegno a lasciarla che deriva soprattutt­o dalla necessità di far partire i lavori di trasformaz­ione».

 ??  ?? La cerimonia Il sindaco Giuseppe Sala e il generale di corpo d’armata Riccardo Amato hanno partecipat­o alla cerimonia in ricordo di Carlo Alberto Dalla Chiesa
La cerimonia Il sindaco Giuseppe Sala e il generale di corpo d’armata Riccardo Amato hanno partecipat­o alla cerimonia in ricordo di Carlo Alberto Dalla Chiesa

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