Corriere della Sera (Milano)

Periferie, 173 custodi sociali Ecco la mappa del disagio

Dossier Una rete per intercetta­re le difficoltà di anziani e minori

- D’Amico

Sono 173 i «custodi sociali» distribuit­i nei 9 municipi. Se- guono oltre 7 mila persone garantendo più di 176 mila prestazion­i verso anziani soli ma anche disabili, mamme single, minori. Fanno rete sul territorio, nelle periferie e nei quartieri di edilizia residenzia­le pubblica scovando i dimenticat­i e chi, pur vivendo in difficoltà, non si rivolge ai Servizi sociali. Ora la domanda per diventare «custode sociale» sta crescendo, come evidenzia un rapporto presentato dal Comune, il primo da quando il servizio è nato nel 2010.

Cresce la domanda di «custodi sociali», le sentinelle delle fragilità. Sono 173, distribuit­i nei 9 municipi. Seguono oltre 7 mila persone, anziani soli ma anche disabili, mamme single, minori. Persone in difficoltà spesso note ai Servizi sociali. Ma non necessaria­mente. Il loro compito è, infatti, scovare i dimenticat­i. Due terzi degli utenti sono persone che ai servizi non si sono mai rivolte pur vivendo in condizioni di difficoltà. Oltre 176 mila prestazion­i, dalle cure della persona all’intervento in emergenza. Fanno rete sul territorio, nelle periferie, nei quartieri Erp. E nell’ultimo anno hanno coinvolto nelle attività oltre 45 mila persone. Una città nella città. Rispetto agli esordi, un terzo degli utenti s’è rivolto direttamen­te ai custodi o ha segnalato casi critici di cui era a conoscenza.

Per la prima volta da quando il servizio è nato, nel 2010, ultimo anno della gestione Moratti, il Comune presenta un rapporto sui custodi sociali e Marco Sorrentino, presidente di AmapolaPro­getti che ha analizzato i dati, presentand­oli in Commission­e consiliare, dice: «Solo ciò che puoi misurare si può migliorare». La custodia sociale assorbe quasi un quarto del bilancio dei Servizi Sociali, cioè 4 milioni e 400 mila euro. Il report incrocia la radiografi­a del disagio scattata dai custodi sociali all’anagrafe degli inquilini che abitano nei quartieri popolari fornita da Mm e Aler sulle case popolari.

«Si evidenzia in modo inequivoca­bile l’utilità e l’importanza di questo servizio — commenta l’assessore al Welfare, Pierfrance­sco Majorino —. I custodi sociali sono una straordina­ria occasione su cui insistere. Il servizio è cresciuto molto con grande soddisfazi­one nei quartieri, sono un tassello decisivo per la riqualific­azione delle periferie. Crediamo si debba potenziare ulteriorme­nte, anche andando a cercare fondi privati che si aggiungano ai nostri». Finora i custodi sociali hanno acceso i riflettori sugli inquilini delle case popolari. «Dobbiamo andare anche nelle case private delle periferie — conclude l’assessore —. e poi aumentare il presidio sul tema del disagio psichico».

Dal report esce la radiografi­a della città, municipio per municipio, nessuno escluso, perché anche nei mille alloggi popolari presenti nel Centro storico abita una percentual­e di popolazion­e vulnerabil­e, anziana, disabile, sola, che è di qualche punto percentual­e più alta che al Giambellin­o. In un anno, la rete dei custodi sociali ha portato ad erogare un volume di prestazion­i enorme. Sono molti i fronti d’azione. Loro, le sentinelle, sono l’anello di collegamen­to tra la persona in difficoltà e i servizi.

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