Sì al referendum sui Navigli: si voterà a marzo
Parte l’iter per la riapertura dei canali. Rizzo e FI all’attacco
Un altro referendum nell’agenda dei milanesi. Dopo quello del 22 ottobre sull’autonomia lombarda si tornerà a votare probabilmente a marzo per decidere se riaprire o meno i Navigli. Lo ha deciso ieri il Consiglio comunale votando due ordini del giorno presentati dalla maggioranza di centrosinistra. Critiche dalle opposizioni.
Un altro referendum si aggiunge all’agenda dei milanesi. Dopo quello del 22 ottobre sull’autonomia lombarda si tornerà a votare probabilmente a marzo per decidere se procedere o meno alla riapertura dei primi cinque tratti dei Navigli. Lo ha deciso ieri il Consiglio comunale votando due ordini del giorno presentati dalla maggioranza, primo firmatario il capogruppo del Pd Filippo Barberis. Il testo è stato approvato a maggioranza, con 26 voti a favore compreso quello del sindaco Beppe Sala e 11 voti contrari dal centrodestra, M5S e Basilio Rizzo di Milano in Comune. Passa anche l’altro ordine del giorno, sempre a firma Pd, con cui si «valuta positivamente le linee progettuali per la riapertura dei Navigli presentate nel luglio 2017». Il documento è stato approvato con 27 voti a favore della maggioranza, 4 astenuti e la non partecipazione al voto del centrodestra. Non sono mancate polemiche e momenti di tensione. Soprattutto sul referendum. La critica delle opposizioni è puntuale: perché ripetere una consultazione popolare che sei anni fa aveva già risposto positivamente al quesito?
A tenere banco è stata la comunicazione del sindaco Sala: «Intendiamo chiedere ai cittadini se condividono o meno questa scelta. Per questo motivo vorremmo indire il referendum in concomitanza con una delle tornate elettorali della prossima primavera. E riteniamo che un dibattito pubblico sulla materia sarebbe certamente utile. Non vogliamo proseguire con un’impresa così ambiziosa senza il consenso dei milanesi e il loro sostegno». Per abbattere i costi la consultazione popolare verrà abbinata alle Regionali o alle Politiche. Sala non sfugge al fatto che un referendum c’è già stato: «I milanesi si sono già espressi, in termini di principio, in questo senso, dichiarandosi in larga parte favorevoli alla prospettiva di riapertura dei Navigli». Ma in quel caso la scelta ancora non si basava su un progetto concreto: «Oggi vogliamo invece sottoporre ai nostri cittadini un progetto concreto, misurabile, tecnico e specifico nella sua puntuale definizione. Con costi, scadenze e trasformazioni urbane ben definite, metro per metro. Ci sono tutti gli elementi che possono consentire una scelta collettiva consapevole». Il progetto prevede una prima fase di riapertura di 2 chilometri, su 7,7 totali, entro il 2022 per un investimento di circa 150 milioni di euro. In questa fase si potranno sfruttare in alcuni punti i lavori per la realizzazione della M4. La seconda fase «che si deciderà più avanti quando la città avrà assorbito l’impatto dei lavori avrà un investimento di circa 350 milioni». Quindi, in tutto, 500 milioni di euro. Una cifra monstre. «Sulla seconda parte (ossia la riapertura completa dei 7,7 chilometri di Navigli) si deciderà infatti più avanti — continua Sala — quando la città avrà metabolizzato gli impatti di un cantiere così rilevante come quello della M4. Anche se è giusto chiarire ai nostri concittadini che c’è una nostra precisa volontà, con i tempi giusti, di andare verso la riapertura totale». In ogni caso, sottolinea il sindaco «il progetto è anche pensato e costruito in modo tale che, se per qualunque motivo in futuro si riterrà di non procedere alla riapertura completa, esso avrà una sua grande validità autonoma». E sulle risorse: «Chiederemo alla Regione e allo Stato di fare la propria parte e un impegno particolare lo metteremo, sempre insieme a Regione e governo, per reperire fondi europei. Un ruolo rilevante potranno poi averlo i privati. Contiamo sulla loro generosità». Il Comune da parte sua impegnerà fondi in conto capitale fino al 2022. «Si vendono sogni e si dimenticano i veri problemi», attacca M5S. «Si tratta di cinque vasche e un tubo — attacca Fabrizio De Pasquale, FI — Questa Gardaland bloccherà il traffico». «È un’opera di distrazione di massa» è il commento di Basilio Rizzo.
La strategia del sindaco Vogliamo sottoporre ai cittadini uno schema concreto, misurabile, tecnico e ben definito