Un carcere polveriera Feriti quattro poliziotti
Aggrediti e feriti quattro poliziotti. La casa circondariale, costruita per 238 detenuti, oggi ne ospita 425
Il carcere italiano che costò all’Italia una condanna europea per il sovraffollamento delle celle è tornato a gonfiarsi negli ultimi mesi. Un’aggressione a un agente di polizia penitenziaria ha fatto scattare, ieri, anche la protesta dei sindacati. Accade a Busto Arsizio, una casa circondariale inaugurata nel 1984 che potrebbe ospitare 238 detenuti e che invece, secondo gli ultimi numeri aggiornati, ne accoglie 425. Quando l’Italia subì la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo, a Busto Arsizio, vi erano circa 450 detenuti, un numero esorbitante che aveva reso necessario aggiungere un terzo letto nelle celle. I Radicali nel 2011 lo definirono «un luogo di tortura».
Il clima, come denunciato di recente anche dal direttore del carcere Orazio Sorrentini, rischia quindi di peggiorare, e un episodio accaduto l’altro ieri ha scatenato le proteste della
Nel 2013 la Corte di Strasburgo condannò l’Italia per le condizioni di vita nella prigione Mancanza di personale e sicurezza a rischio «L’amministrazione penitenziaria latita»
polizia penitenziaria. Cgil e Cisl parlano di «mancanza di sicurezza a Busto Arsizio e in generale nelle carceri italiane». «Nel pomeriggio del 4 ottobre — spiegano i due sindacalisti Antonio Costanzo della Cgil e Antonio Gioia della Cisl — all’interno dell’istituto bustese si è verificata l’ennesima aggressione nei confronti di quattro agenti da parte di un detenuto che si trovava nel reparto osservazione per scontare una sanzione disciplinare inflittagli proprio a causa dei suoi comportamenti violenti. L’uomo — continuano — dopo essersi procurato lesioni da taglio ha brutalmente aggredito nei locali dell’infermeria il vice comandante di reparto colpendolo con una testata, e successivamente gli agenti presenti nelle adiacenze, intervenuti per sedare l’aggressore. Trasportati in ospedale gli agenti hanno riportato lesioni da contatto, poi suturate, frattura ad una mano e contusioni multiple».
I sindacati denunciano in particolare la carenza di personale e puntano il dito verso l’amministrazione penitenziaria italiana, che non starebbe affrontando il problema adeguatamente. «Il personale — concludono i sindacalisti — è costretto a operare in condizioni pessime, deve affrontare continui eventi violenti sprovvisto di sistemi di difesa personale antiaggressione ormai in uso in altre nazioni come gli spray urticanti».
Ma il problema può essere visto anche dalla parte dei detenuti. La stessa direzione del carcere, in questi giorni, ammette che il numero di 425 persone, per una struttura come quella di Busto Arsizio, è ben oltre il tollerabile. Proprio oggi si tiene la festa della polizia penitenziaria, che sconta un sottodimensionamento. Nei dati ufficiali pubblicati dal Ministero della Giustizia gli agenti sarebbero 230 sui 257 previsti. «Ma i numeri, in realtà, sono inferiori e la situazione non migliora» aggiunge Antonio Indorato, del sindacato autonomo Osapp. Anche a marzo vi fu un’aggressione e mancano gli educatori: il ministero ne segnala solo uno in, servizio, rispetto ai sei previsti. Per fortuna, funzionano diverse attività collaterali, che però diminuiscono se il numero dei detenuti cresce. C’è un giornalino e il corso di teatro; e poi non mancano i luoghi di aggregazione come il campo sportivo, due palestre, otto aule, due biblioteche, un locale di culto, cinque laboratori, due mense detenuti, corsi e attività scolastiche con più di centocinquanta iscritti, e infine duecento detenuti impegnati in attività non lavorative, tra cui la catechesi. A completare
il quadro vanno segnalati i dieci detenuti impiegati in un’attività di fabbricazione del cioccolato.
Il ricorso contro il sovraffollamento, sottoposto all’attenzione della Corte europea di Strasburgo nell’agosto del 2009, venne depositato da sette ricorrenti contro lo stato italiano per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea, ovvero la proibizione di trattamenti inumani e degradanti. Ogni cella, nel carcere di Busto Arsizio e in quelli di Piacenza (dove erano stati i ricorrenti) era occupata da tre detenuti, e ognuno di loro aveva a propria disposizione meno di tre metri quadrati. La condanna stabilì un risarcimento di quasi 100mila euro complessivi per tutti i ricorrenti.